

Sergei Rachmaninov (1873-1943)
Rapsodia su un tema di Paganini op. 43
Sembra che Rachmaninov cominciò a pensare alla composizione della Rapsodia intorno al 1923. Nei suoi quaderni di schizzi vi sono già elaborazioni sul tema di Paganini. Secondo la partitura originale, l’opera fu composta tra il 3 luglio e il 18 agosto 1934, a Villa Senar, vicino al Lago dei Quattro Cantoni, in Svizzera. La stagione dei concerti era finita e il grandissimo pianista volle tornare al lavoro compositivo. Influirono nella realizzazione di questo progetto un nuovo pianoforte da concerto che Steinway aveva donato a Rachmaninov e la grande amicizia che egli aveva con il pianista Horowitz. Rachmaninov aveva in mente Horowitz come primo interprete della Rapsodia. Tuttavia fu lui stesso a presentare il suo lavoro il 7 novembre 1934 con l’orchestra di Philadelphia sotto direzione di Stokowski. Un mese dopo la RCA produsse una registrazione in studio della Rapsodia con i protagonisti della prima esecuzione, versione magnifica e ovviamente di assoluto riferimento. Poi molti pianisti hanno interpretato e inciso questa fortunata composizione. Dominano i pianisti russi, però questa volta abbiamo scelto le registrazioni di sette pianisti americani, alcune poco note e tutte di grande interesse.
Gitta Gradova (1904-1985)
Barbirolli – NYP (1940).
Scoperta grazie al Maestro Keith Goodman, questa formidabile pianista americana di ascendenza ebreo-russa mostra un piglio e un nitore horowitziano in una performance di portata storica.
William Kapell (1922 – 1953)
Robin Hood Dell Orchestra of Philadelphia, Fritz Reiner (1888-1963), reg. 1951.
Performance del solista altamente virtuosistica a tratti di bellezza abbagliante, carica di tensione, Kapell affonda i tasti alla maniera di Rachmaninov ottenendo quindi un suono profondo e ricco di armonici, Reiner si compiace ascoltando il grande e sfortunato pianista, creando a momenti un’atmosfera trionfale.
Leon Fleischer (1928-2020)
Cleveland Orchestra, George Szell (1897-1970), reg. 1956.
Pianista magnificamente dotato di tecnica e musicalità. Esecuzione di una chiarezza straordinaria che mostra un Szell grande Maestro di concertazione nel creare suoni di un nitore assoluto e accompagnatore eccellente. Versione elettrizzante nei momenti virtuosistici e profondamente poetica nelle parti liriche, da porre tra le più coinvolgenti e ammirevoli per bellezza di suono, fraseggio espressivo e curato nei minimi dettagli, La variazione 18 lascia col fiato sospeso e commuove al sommo grado.
Julius Katchen (1926-1969)
London Philharmonic Orchestra, Sir Adrian Boult (1889-1983) reg. 1960.
Direzione d’orchestra di grande raffinatezza. Sommo interprete brahmsiano, Katchen è stato un pianista tecnicamente dotatissimo che però non fece leva sul virtuosismo per conquistare le platee. Fu artista di solido spessore spirituale che scolpiva le melodie con suono intenso e “cantabile” sobrio eppure di grande pathos poetico
Gary Grafman (1928)
N.Y Philarmonic Orchestra, Leonard Bernstein (1918-1990), reg. 1964
Orchestra diretta con estroversione ed enfasi, grande tecnica y non spiccata ricerca della magia sonora. Pianista di solida preparazione che suona con la autorità del Maestro prestigioso con rispetto totale del segno scritto ed emozione in linea col direttore. Qualche tocco di finezza avrebbe reso memorabile questa registrazione,
Earl Wild (1915-2010)
Royal Philharmonic Orchestra. Jascha Horenstein (1898-1973) reg. 1964.
Magnifico Horenstein, che sfoggia un’orchestrazione nitida, un fraseggio appassionato en una straordinaria capacità di accompagnatore messa a dura prova dall’ andamento rapido e dell’impeto travolgente di un pianista votato a un virtuosismo spettacolare.
Byron Janis (1928)
Orchestre Philharmonique de l’ORTF, Paris, Louis de Froment (1921-1994), reg, 1968
Direzione accurata a sostegno di un pianismo straordinario dovuto al maggior discepolo di Horowitz. Janis mostra un virtuosismo soprattuto di tocco, che gli permette un’ampia tavolozza timbrica e ampia dinamica. Pianista essenzialmente romantico, sobrio, elegante, raffinato e artista di etica ed estetica ammirevoli, suona con una profonda visione spirituale.
Van Cliburn (1934-2013)
The Philadelphia Orchestra, Eugene Ormandy (1899-1985) reg. 1970
Dopo il trionfo a Mosca come vincitore del premio Caikowski nel 1958, Van Cliburn apparve come un gigante del pianismo americano però stranamente fu una stella con non brilló come era da aspettarsi. Qui appare un poco prudente, tempo comodo non molto slancio, bel suono e buona cantabilitá. Ormandy dall’alto dei suoi 71anni dirige con maestria e virtuosismo senza cedimenti la “sua” splendida orchestra con la quale aveva creato un suono inconfondibile, brillante e preciso.