Enrico Caruso, oggi 1873. Il tenore di Napoli canta Napoli.
Tanti anni fa, quando come musicologo e critico musicale coltivavo l’illusione di voler essere un difensore e divulgatore dell’immenso patrimonio musicale napoletano e giungere a creare un museo della canzone napoletana, scrissi, tra l’altro, un libro su Caruso. Mio fu il progetto e mio il sapere sul grande tenore, però il merito andò altri. Bene, cose napoletane ormai sbiadite, che importano poco o nulla. Non svanisce però la commozione nel riascoltare Caruso. Mi limito in questo frangente solo alla canzone napoletana, confermando che, restando tra i tenori lirici interpreti di canzoni napoletane, Enrico Caruso segnó indelebilmente un’epoca, restando insuperato. Altro grande prima di lui fu Fernando De Lucia. Dopo di lui il leccese Tito Schipa. E molte altre belle voci. Però il vero spirito della canzone napoletana lo ritroviamo solo in questi tre grandissimi artisti, e in altri che non eccelsero in campo lirico come Vittorio Parisi o ancor più il leggendario Gennaro Pasquariello, ma che lasciarono molte registrazioni che racchiudono ed espandono l’anima napoletana, il sentimento, la passione, che si esprime attraverso la canzone.
Non per essere pignoli, ma per pura precisione, Tarantella sincera fu registrata nel gennaio del 1912.