Enzo Avitabile
(Napoli, Marianella, 1 marzo 1955)
Diploma in flauto al Conservatorio di San Pietro a Maiella, sassofonista autodidatta, cantante, autore di versi e musica che percorrono varie strade della Word Music, del jazz-fusion, soul-funky, della musica popolare napoletana. E’ stato uno dei pilastri del neapolitan power, un artista geniale nato sotto il segno dei pesci e quindi votato a nuotare in un mare senza confini e a immergersi in una spiritualità libera, nella quale il concetto di sacro assume una connotazione che solo un napoletano può afferrare, poiché in essa sacro e profano sono tutt’uno.
Ha collaborato con un gran numero di musicisti napoletani e non, da Pino Daniele, Eduardo Bennato e Francesco Guccini a James Brown e Tina Turner, e finanche il sommo Maestro del flamenco Enrique Morente. Però qui il nostro interesse deve limitasi al suo apporto alla canzone napoletana. Un apporto importante che ovviamente non può rifarsi al melodismo di Torna a Surriento o Era de maggio. Un apporto che apre nuovi orizzonti alla canzone napoletana e la proietta potentemente nell’ambito della Word Music. Ciò più che scandalizzare deve suscitare la massima ammirazione. Ritmi sincopati e sonorità di sapore americano già apparvero più o meno velatamente nelle canzoni napoletane ai tempi di Salvatore Gambardella e furono riprese più tardi da quel grande e ironico artista chiamato Renato Carosone. E non dimentichiamo i classici napoletani in chiave roccheggiante di Peppino di Capri e il blues di Pino Daniele. Quella di Enzo Avitabile è una logica, coerente evoluzione.
E andiamo quindi alle canzoni napoletane di Enzo. Con l’album Napoletana (2009, Premio Tenco) abbiamo un gruppo di canzoni in bilico tra tradizione e innovazione che hanno qualità e valore per entrare con pieno diritto nella storia della canzone napoletana. Il titolo richiama in mente la storica antologia dei classici partenopei incisa da Roberto Murolo. Enzo Avitabile che da sempre canta e suona in napoletano e sembra dirci: le mie radici culturali sono qui, la canzone napoletana deve vivere al ritmo del nostro tempo, un’altra canzone napoletana è possibile. E propone la sua: «Napoletana” e realizza un disco con pochi strumenti, compresa l’arpina inventata per l’occasione. Un disco fatto di canzoni di straordinario impatto emotivo, di un lirismo drammatico presente più nei testi che nella musica. Drammatico poiché Napoli vive il dramma della perdita di valori, di cultura, d’identità. E non solo Napoli, tutto l’Occidente. La canzone napoletana dell’”Epoca d’oro” rifletteva la Napoli di quel tempo, la canzone napoletana di Enzo Avitabile accende fari sul dramma globale d’un mondo alla deriva tra immense tragedie, dolore globale. Pochi strumenti acustici e una voce che a tratti sembra salmodiare, sgranare serie di note che suonano come preghiera accorata e che sgorgano da un sentimento forte di una religiosità tutt’altro che bigotta, la vera religiosità laica del popolo napoletano. Una religiosità che aveva già mostrato la sua apoteosica espressione in Sacro Sud nel 2006.
Ecco una scelta di canzoni:
Ricurdanne
Pura poesia, gemma splendente dell’album Napoletana. Versi dolci e amari densi d’umanità, musica che avvince, commuove ed esalta nella sua apparente semplicità.
Don Salvato’
Don Salvatò nu poco e pacienza, noi ancora niente hammo capito… Un testo che con forza dice una serie di dure verità. Poesia che si fa canto dolente e infine preghiera che non nega la speranza o forse la nega velatamente. Sembra dirci che oramai tutto è perduto e non ci resta che pregare.
Ca nun mancasse maje ‘o sole
Altra profonda, lucida visione della realtà, altra preghiera che inneggia a una speranza, ormai utopica.
Malincunìa
Struggente… tristissima…Il lucente ’O sole mio dei vecchi tempi ora è Chistu sole ca te guarda stuòrto… Malincunìa Dint’a ll’uocchie ’sta luna nova… emme ’ncuntrà a Maria dint’a ‘na resàta…. i topici della canzone classica rievocati e stravolti, perduti in un canto struggente.
Carmela
Solo la chitarra di Umberto Leonardo di supporto alla voce di Enzo che sembra salmodiare un canto senza tempo, quasi preghiera, accorata, tragica, ammaliante. Ci dice di una Napoli perduta nel tempo e pur viva. Enzo sublime interprete di un classico di Sergio Bruni.
Sacro Sud, 2006
Crucifixus
Ritmato dai Bottari, sonorità moresche, canzone non canzone senza strofe e ritornelli, versi che si succedono implacabili schegge di storia, taglienti frammenti vita a una infinita preghiera d’una sacralità che diventa profana per gli eventi di cui dice. Un pugno allo stomaco, un richiamo per il cuore, lampi di luce per l’intelligenza. Verità nel tempo della post-verità.
Da “Festa, Farina e Forca”, 2007
Nuie e l’acqua
Noi e l’acqua siamo una cosa sola, ma abbiamo scelto il deserto, viaggiando nella fame sopra i fiori, chiedendo al cielo: quale canzone canti? Ogni desiderio è una tribù, ogni corda una preghiera. Ubriachi senza vino, sazi senza mangiare, cento lune, cento cieli, sotto gli stracci da scavare. Da premiare per la scrittura poetica e per la musica.
Da Black Tarantella, 2012
È ancora tiempo, con Pino Daniele
Commento superfluo. Tutto è detto con disarmante semplicità da due sommi artisti.