Francesco Albanese, oggi 1912, grande e dimenticato interprete della canzone napoletana.
Per alcuni è il più grande interprete di canzoni napoletane dopo Caruso, per altri è il più grande in assoluto e non manca chi biasima il suo apporto canoro a favore del fascismo. Nacque il 13 di agosto del 1912 a Torre del Greco e entró nel mondo del silenzio l’11 giugno del 2005. Si chiamò Francesco Albanese. Meglio ignorare cose tipo Camerata Richard e lasciare per altra circostanza il suo importante apporto in campo lirico, dove ebbe l’appoggio di Maria Callas.
All’inizio fu un apprezzato recitatore di poesie, richiesto soprattutto da Libero Bovio ed Ernesto Murolo. Così sviluppo la capacità di dominare il ritmo di certa poesia napoletana, la dizione, la capacità di dare espressione alla parola. Entró poi alla grande nel mondo della canzone partenopea, realizzando molte registrazioni di portata storica. Interpretazioni come quelle di Napule canta, Silenzio cantatore, Dicitencello vvuie o Nun me scetá, solo pe citarne alcune, sono caratterizzate de un rispetto della nota scritta che non è frequente.
La canzone napoletana ha un suo stile, un valore artistico, una dignità e una lunga storia spesso occultate da esecuzioni maldestre di molti cantanti, incluso grandi tenori lirici. La canzone napoletana non è per tutti, anche se è cantata da tutti. C’è da essere veramente napoletani per giungere alla sua essenza. O avere la genialità e l’orecchio di un Tito Schipa. Pertanto, è necessaria una grande familiarità con Napoli, con la sua musica, la sua storia, col suo linguaggio e la sua letteratura.
Francesco Albanese, è per chi scrive, un tenore lirico che interpreta la canzone napoletana di maniera esemplare ed è da annoverare tra i maggiori in assoluto, in buona compagnia del divino Fernando De Lucia, che fu il primo e in molti casi resta il primo, di Enrico Caruso, la più poderosa “voce di Napoli”, del già citato Tito Schipa, maestro di stile e di musicalità, ed Enzo De Muro Lomanto, cantante di classe superiore e bella voce in qualche modo carusiana e infine, (perché no?) un altro napoletano, Augusto Ferrauto, ormai pressoché dimenticato.
Con Francesco Albanese la canzone classica napoletana suona dovrebbe sempre suonare, senza di urla, lamenti, gemiti, lacrime, eccessi di vario tipo, ben costruita con un cantabile che la dignifica, mantenendola nel suo ambito di musica “colta”. Egli stesso ebbe a dire che il suo merito era di cantare “ senza effetti e senza artifici” ciò che gli autori avevano stabilito.
FRANCESCO ALBANESE SINGS «DICITENCELLO VUIE»
EIAR Orchestra ca. 1948
Albanese Francesco, Silenzio cantatore (Lama-Bovio)
Orchestra tipica napoletana diretta dal M. Cesare Gallino
FRANCESCO ALBANESE SINGS » NUN ME SCETÀ »
Albanese Francesco, Uocchie c’arraggiunate (Falvo-Falzone-Fiore)
Orchestra di melodie e canzoni dir. M. G. Anepeta
Francesco Albanese Sings «Core ‘ngrato.» Lyrics and Translation 1947