Ritorno alla canzone di Napoli ma non a Napoli.
L’Unesco ha dichiarato Patrimonio immateriale dell’Umanità un gran numero di forme musicali, canti e balli: sconosciuti canti e danze d’Africa e Oriente, i famosi fado e flamenco, la doina rumena, il mariachi messicano, canti dei cosacchi, il canto sardo a tenore, finanche la rumba e il merengue cubano. Canzone napoletana e tarantella o taranta no. Perché no? Mistero Buffo per dirlo alla Dario Fo. Non c’è altra forma di canzone o espressione musicale d’una zona specifica come l’area campana, che abbia raggiunto una risonanza internazionale quasi universale. E non solo a livello d’ascolto.
Canzoni napoletane sono cantate, in lingua originale o tradotte, da artisti russi, cinesi, giapponesi, coreani, israeliani, francesi, spagnoli, portoghesi, nordamericani, argentini… E’ un fenomeno sommamente importante e interessante.
La canzone napoletana dall’epoca digiacomiana in avanti nasce come spettacolo, in parte diventa arte e si sviluppa come storia di una cultura, giungendo a tratti a porsi come elemento di giudizio di una civiltà e di un’inciviltà.
Il mio lavoro di storico e critico della canzone napoletana ebbe inizio oltre trent’anni fa quando ero pubblicista collaboratore del Mattino. Avvenne quando Roberto Ciuni assunse il ruolo di direttore. A quel tempo scrivevo di musica classica e di jazz. Roberto Ciuni m’impose d’abbracciare anche la canzone. il grande successo venne con una monografia sulla canzone che scrissi per il Mattino illustrato. Poi venne il libro pubblicato da Rizzoli del quale Pietro Gargano s’assunse il merito, quindi il saggio su Di Giacomo e la biografia di Murolo che scrissi da solo, e per questo, ritengo che, Gargano m’escluse dal progetto della Enciclopedia illustrata della Canzone Napoletana. In realtà la grande mole di lavoro che svolsi per la canzone mi portò solo amarezze e i benefici economici furono nulli, e, considerando il miserabile stipendio che mi pagava Il Mattino, vivevo quasi in povertà.
Mi salvai con Appassiulatella, che però abbandonai a metà lasciandola completare a mia figlia Giuliana. Quindi l’esilio volontario in Spagna, come reazione a una porcata fattomi da alcuni colleghi del Mattino su ordine del direttore Pasquale Nonno. Presto fui dimenticato. Solo l’università di Zaragoza mi chiamò per una conferenza su Caruso. Mi pagarono e fu l’unico guadagno che venne grazie alla biografia di “Caruso” pubblicata da Longanesi e anch’esso finita nel carniere di Gargano.
Però posso dirmi orgoglioso d’aver svolto, per quindici anni, il ruolo di critico musicale sulle solide basi d’una onestà assoluta, non solo intellettuale. Nessun cantante o musicista ha dovuto pagare una tangente per avere un articolo positivo. Furono anni tristi, amari, segnati da conflitti costanti in un ambiente ostile; ero autodidatta, senza padrini politici e incorruttibile, quindi scomodo e in netto svantaggio, però ero molto seguito dai lettori e per questo tollerato.
Ora, tanti anni, dopo, l’amarezza si è dissipata. E’ terminato il mio lavoro di naturopata e omeopata, e non di “curandero” come m’hanno definito a Napoli. Lavoro svolto con esiti eccellenti. Quindi, ora, con molto tempo libero, era inevitabile il ritorno alla musica e alla scrittura. Ho rivisto il passato con occhi sereni e valutato la possibilità di tornare alla canzone napoletana.
Già avviato il lavoro per una nuova edizione di Appassiulatella. Sarà in cento puntate, abbracciando la canzone dal 1200 ad oggi, scegliendo canzoni altamente significative e presentate in diverse interpretazioni. Ciro Daniele raccoglierà i materiali e mi aiuterà a scegliere gli interpreti, e Giuliana sarà al microfono. Al tempo stesso sarà creata la pagina Web “Appassiulatella forever”. Rifarò anche il libro sulla canzone: “ Canzone napoletana – Una storia diversa”, fuori dai luoghi comuni e tesa alla riscoperta di canzoni che per troppa bellezza e finezza sono state bocciate dal grande pubblico. La storia si baserà sui musicisti e cantanti, dato che sui poeti si è scritto molto. E sarà dato ampio spazio alla canzone napoletana fuori da Napoli.
Spero di poter realizzare questi progetti. Mi rende felice questo ritorno virtuale a Napoli, città più amata che odiata e che probabilmente non rivedrò mai più.