Neapolitan Shakespeare di Gianni Lamagna: l’originalità si fa capolavoro.
Avevo vent’anni quando, in casa di Giovanni Thermes, scoprii i Sonetti di Shakespeare, che m’aprirono una grande finestra su aspetti fondamentali del vivere umano, sull’amore in primis. I Sonetti entrarono nella mia vita per non uscirne più.
La poesia non e traducibile. Al tradurla diventa altra cosa, la cui qualità depende dalla cultura, musicalità, sensibilità e dalla capacità poetica di chi traduce. Doti che certo non mancano a un artista come Gianni Lamagna. Però, che giungesse a tradurre al napoletano e musicare un grupo di Sonetti di Shakespeare. non lo avrei mai immaginato.
Eppure lo ha fatto. Lo ha fatto mentre la lingua napoletana è in disuso e Napoli vive una grave declive culturale. Quindi lo ha fatto per dirigersi a chi? Non certo ai patuti della canzone che vivono nell’adorazione monoteistica di un Bruni, un Ricci o un Abbate. Ancor meno per i più giovani che non hanno la ben minima idea di chi sia Shakespeare. Quindi non un’ operazione con fini commerciali, bensì squisitamente culturale, destinata ai pochi cultori e difensori della bellezza. Una gruppo di canzono per i cui ascolto occorre aver orecchio, cultura, mente aperta, visione ampia.
Lamagna ha fatto una “corazonata”: ha tradotto, musicato e cantato col cuore. E col cuore ascolto, m’emoziono e gioisco di questo splendido disco. Sarebbe gioco facile criticare le traduzioni perché sempre le traduzione sono criticabili, e sempre nella mia vita ho lasciato ad altri i giochi facili, Quindi niente spunti critici. Solo lo squisito piacere di poter ascoltare alcuni Sonetti nella mia lingua madre. Certo all’inizio suonano strani, ma poi si entra nel mondo espressivo di Lamagna, il cui orizzonte musicale non ha limiti, sfuggendo cosí a fare musica in maniera uniforme, come deve essere nei tempi attuali, quando la visione miope, circoscritta a uno stretto paesaggio, finisce col rendere poco o nulla.
E poco a poco i Sonetti del sommo Maestro inglese diventano per un napoletano totalmente familiari, mentre si fondono due culture con un risultato che solo si può definire eccellente. Lamagna ha musicato tredici dei diciassette Sonetti lasciando ad altri ottimi musicisti (Paolo Raffone, Giosi Cincotti, Piera Lombardi, Nico Arcieri) il completamento del lavoro. E si è avvalso di strumentisti magnifici, che è giocoforza citare: Paolo Propoli alla chitarra, Gianluca Falasca al violino, Arcangelo Michele Caso al violoncello, Vincenzo Lamagna al contrabbasso, Michele di Martino al mandolino, Mario Ciro Sorrentino alla tromba e trombino barocco, Luigi Petrone al clarinetto, Alessandro De Carolis ai flauti, Ciro Romano all’arpa e Giosi Cincotti al pianoforte, autore della musica del Sonetto 64.
A cantare con grande intensità espressiva frutto d’una musicalità ricca e matura e sempre Gianni Lamagna, con le eccezioni del Sonetto 116 che mostra protagonista notevole suo figlio Alessio Arena, mentre nel Sonetto 111 appaiono le voci delle Mamme di Sisina e nel Sonetto 90 quella di Piera Lombardi.
Questo lavoro, pubblicato del 2015, ha meritato il premio Elsa Morante ed è complessivamente di un livello scevro da cadute o debolezze. Quindi scegliere qualche Sonetto è impresa ardua: tutti sono entrati nella mia vita per non uscirne più e alcuni entreranno per diritto nella Storia della Canzone Napoletana, come il Sonetto 17 (che chiameremmo “Cantanno ‘sta canzona”, il 55 (che potrebbe essere intitolato “Uocchie d’’e nnamurate) o il 91, che Nico Arcieri a rivestito dei suoni di una stilizzata tarantella, e che potrebbe chiamarsi “‘O meglio ‘e tutto ‘o meglio”. Ed è impressionate il Sonetto 66 cuando si ascolta: “E l’onore dato à gente senza scruono”….E l’arte affucata e ‘ncatenata ‘a all’autorità… e ‘a verità scarpesata come ‘na cosa e niente… «. Poche parole per definire la triste situazione che siamo costretti a vivere, l’epoca della post-verità y post-cultura.
Quindi presentiamo qui alcuni Sonetti non perché siano i migliori; semplicemente sono quelli con i quali sono entrato maggiormente in sintonia.
» ‘O dicessette »
“’O cinquantacinche”
“’O nuvantuno”
“ ‘O sissantasei”