Giuseppe Godono, oggi 1876: Un tenore ingiustamente dimenticato.
Figlio di un imprenditore, conobbe attraverso i rispettivi genitori, il tenore Enrico Caruso, di cui divenne amico. Caruso gli fece conoscere l’ambiente musicale facendolo appassionare all’opera lirica e convincendolo a studiare canto al Conservatorio di San Pietro a Majella. E fu grazie a Caruso che Godono poté debuttare in teatro avviando una carriera che lo avrebbe portato a cantare nei maggiori teatri italiani ed esteri. Nel 1902 Godono affrontò la sua prima tournée all’estero cantando L’elisir d’amore nel Teatro Reale di Madrid.
Se i primi dieci anni del Novecento Godono li dedicò quasi completamente alla musica lirica, un primo avvicinamento alla canzone napoletana lo ebbe nel 1910 con l’incisione di un 78 giri contenente il brano di Ferdinando Russo ed Emanuele Nutile: Mamma mia che vuò sapè, già inserito nel repertorio dello stesso Caruso.
Pur non lasciando del tutto la lirica, e continuando quindi a esibirsi nei principali teatri italiani, Godono compie nel 1911 il salto definitivo verso la canzone napoletana. con l’incisione di due brani composti per lui: Si sta chitarra di Nardella e Chitarrata triste di Falvo. Nel 1912 partecipa alla Piedigrotta Feola-Capolongo con due brani: Te voglio bene di Rainone-Medina e O mare ‘e Margellina di Irace-Fassone. Con il contratto con la Polyphon, si consolida il passaggio del cantante alla musica napoletana con il conseguente, sia pure provvisorio, abbandono della lirica. E incide un gran numero di canzoni napoletane, molte delle quali ormai completamente dimenticate.
Quasi dimenticato è anche lo stesso Godono. Ingiustamente. Forse perché al tempo imperavano Diego Giannini e Mario Massa. È stato un grande artista, cantante di buon gusto, incapace di forzature o volgarità. Dotato di buona tecnica, sapeva cantare piano, con dolcezza, con note filate ben calibrate e mai eccessive. E con passione, una passione non straripante bensì controllata con tono elegante, quasi aristocratico.
Nel 1924 lasciò quasi del tutto le scene per dedicarsi all’insegnamento. Tra i suoi allievi spiccano Amedeo Pariante e Nunzio Gallo.
Balcone ‘Nchiuso
(G.Capaldo – Fassone, 1910)
Serenata a Napule
(Aniello Califano -Nicola Valente, 1916)
Reginella Versione
(Bovio-Lama, 1917)
Chitarre napulitane
(Bovio-Lama,1919)
O mare canta
(Bovio- Lama,1919)
A Canzone D»e Canzone – Giuseppe Godono
(Bovio – N.Valente, 1921)
VARCA NAPULITANA
(Scala-Frustaci , 1924)