

Joni Mitchell: I 50 di Blu 1971/2021
“Un viaggio nel colore della malinconia”
Di Alessandra Cesarini
Blu un colore che rappresenta l’essenza della malinconia, un massacro dell’anima, nessun segno solo il blu profondo della copertina, dalla quale si scorge l’immagine soffusa di Joni. Blue è un disco raccolto, intimo, composto quasi come un diario segreto: immerso nella costanza della quotidianità, ma illuminato dalla poesia. Blue” è un bollettino di viaggio che la Mitchell scrisse durante il periodo trascorso in Europa, lontano dalla West Coast che aveva visto nascere e morire le grandi utopie di “Peace and Love”. Un album sull’esigenza di allontanarsi e sul desiderio di ritornare a casa, prendendo le distanze da se stessa e dalla scena californiana, per poi rimpiangerla nella canzone “California”ed in” Case of you” dove emerge la nostalgia della terra di nascita, il Canada.
Il gap nella musica si evidenzia con la chitarra e il pianoforte di Joni che sfiorano alla larga gli accordi pieni della West Coast e le potenti armonie di Crosby, Still, Nasch and Young. La cantautrice con una nuova consapevolezza intraprende da sola un percorso in territori inesplorati che la condurranno nel tempo al connubio con il jazz;una caratteristica della sonorità di Joni é il suo modo di accordare la chitarra inizialmente a causa di una mano bloccata dalla poliomielite; le tipiche accordature aperte, sempre più sperimentali danno un tocco di originalità, trasformando il colore in ricerca sonora. Questo lavoro è stato considerato da molti un’ispirazione sulla fine dell’amore con Graham Nash, ma la musicista aveva già toccato in precedenza i temi del mal di vivere del quotidiano, sebbene con toni meno originali e ironici. Forte è la riflessione sulle vicende autobiografiche sancite da dolorosi sensi di colpa. Come in «River», dove Joni evoca la terribile storia di sua figlia, che la musicista dovette dare in adozione; la fine dell’amore e la ricerca della felicità, mera utopia della vita, sono i temi di questo viaggio poetico: il risultato è la incessante»Blue» dove la spinta alla libertà è sempre in conflitto con l’amore: “Io sono su una strada solitaria e sto viaggiando. Cercando la chiave per liberarmi” (da «All I Want») mentre in «This Flight Tonight” Mitchell afferma che l’infelicità non è solo una condizione personale, ma dipende dagli ostacoli causati dalle persone incontrate durante il proprio percorso.
Colpita da una devastante poliomielite a nove anni, mostrò presto il suo talento suonando il pianoforte, l’ukulele e la chitarra fin da bambina. A fomentare questa attitudine ci pensò un professore delle medie, Mr. Kratzman, che la sollecitò a dipingere e a scrivere poesie «Se puoi dipingere con un pennello, lo puoi fare anche con le parole», le diceva. Per riconoscenza la Mitchell gli dedicherà il suo album di debutto del 1968. E’ l’inizio della sua carriera che la portò a diventare una star della folk music, al punto da collaborare con Carole King nell’album «Tapestry» e con James Taylor in «Mud Slide Slim And The Blue
Horizon». Questa poetessa canadese colpisce non solo per la grande abilità compositiva e l’originalità degli arrangiamenti ma anche per la tecnica vocale che si basa sul contrasto tra i toni alti da soprano e quelli più scuri della voce rotta dal fumo.
«All I Want» sancisce l’inizio di un nuovo amore: la musicista subissa il suo amante con una serie di desideri: Voglio parlare con te, voglio insaponarti
Voglio rinnovarti ancora e ancora
Applausi, applausi – la vita è la nostra causa
» Carey” una canzone di addio ad un amante (Cary Roditz), con cui Joni aveva avuto un flirt sull’isola di Creta “è difficile andarsene da qui, te l’assicuro / Ma questa proprio non è casa mia”
La nostalgia della California, seconda patria della Mitchell, qui dal vivo presentata da Jhonny Cash dove si accompagna con il dulcimer
“Blu”una commovente confessione che si dipana nelle trame della intrigante melodia “Ecco la canzone che ti ho dedicato. Blue, le canzoni sono come tatuaggi
Sai che sono già stata per mare
Ancorami, o lasciami veleggiare via”
La struggente ballata «My Old Man», dedicata a Graham Nash, forse la più straordinaria dell’ album : perché lui “è l’accordo più caldo che abbia mai sentito che tiene lontane le mie malinconie”.
L’inesorabile confessione in «River» dedicata alla figlia data in adozione che si apre e si chiude su un inquietante accenno al piano di «Jingle Bells»
«The Last Time I Saw Richard», il ricordo dei giorni trascorsi al «dark cafe» e di un amore perduto per sempre.” L’ultima volta che ho visto Richard era a Detroit nel ’68 E mi ha detto che tutti i romantici incontrano lo stesso destino un giorno. Cinici e ubriachi ad annoiare qualcuno in qualche cafè buio”.
“Little Green” è dedicata nuovamente alla figlia attribuendole un nome di fantasia.” Nata con la luna in cancro scegli per lei un nome che le calzi a pennello.Chiamala Verde e gli inverni non la faranno sfiorire.”
«A Case of You» rivela un atto d’amore assoluto: “Ma tu sei nel mio sangue come il vino consacrato Hai un sapore così amaro e così dolce
Potrei bere una cassa di te, tesoro
E riuscirei ancora a stare in piedi”