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Oggi 1755. Viotti: un melodista in fuga

12 mayo, 2020Compositores, CumpleañosGianni Cesarini

Un melodista in fuga

Di Alessandra Cesarini

     Strano destino toccò al grande musicista Giovanni Battista Viotti. Nato da famiglia umile il 12 maggio del 1755 a Fontanetto Po, piccolo paese del Piemonte, morto a Londra nel 1824, ebbe in Europa un grande successo, considerando che l’ineguagliabile Mozart visse nello stesso periodo. Autore di concerti per violino (importante esponente della scuola violinistica italiana) e di musica da camera, Viotti ha condizionato la musica francese dell’epoca ed ha anticipato alcuni aspetti del periodo romantico. La sua notorietà fu minata dagli eventi politici (dovette scappare dalla Francia durante la rivoluzione perché sospettato d’essere monarchico, per il suo lavoro a corte, e dall’Inghilterra perché ritenuto giacobino…). I vari spostamenti impedirono la sua l’attività di compositore e concertista per lunghi periodi della sua vita, a Londra per sbarcare il lunario vendeva vini e sicuramente il suo carattere schivo e solitario non ha favorito la sua carriera di musicista.

Le innovazioni di stile introdotte da Paganini nell’esibizione violinistica hanno indotto il pubblico a dimenticare i grandi violinisti precedenti. Negli ultimi decenni l’attenzione rivolta a Viotti si è accentuata sia in Italia che all’estero; questa riscoperta del musicista piemontese ha fatto emergere un’enigma sulla paternità dell’Inno francese. È stato rinvenuto, infatti, uno spartito del grande violinista, la cui parte iniziale corrisponde quasi perfettamente alla melodia della “Marsigliese”, concepito undici anni prima (nel 1781) che Claude De Lisle la creasse. Quest’ultimo fu militare e ufficiale nel 1792 nell’armata del Reno, dopo l’inizio della guerra tra Francia ed Impero d’Asburgo; gli fu chiesto dal sindaco di Strasburgo di scrivere un canto marziale per le truppe, il buon soldato ebbe l’ispirazione in una notte, ma non firmò il brano. La marcia fu un tale successo che in seguito fu adottata dalla repubblica francese come inno ufficiale nel 1795. Il musicologo canadese Warwick Lister, ha confermato che la firma è del compositore italiano, ma a parer suo qualche falsario avrebbe aggiunto la data ad inizio Ottocento; i tratti lasciati dalla penna, argomenta l’esperto di Viotti, sono più marcati e larghi che nel resto del testo. Il dubbio persiste…

Di grande importanza sono i ritrovamenti autografi del violinista Rimonda, dai quali è emerso che ogni concerto ha la sua cadenza chiamata Souvenir de violon, che aveva la possibilità di essere eseguita anche come Capriccio per violino solo. Nei suoi concerti una delle caratteristiche fondamentali è la cantabilità, che negli adagi sopraggiunge sovrana come il fraseggio di grande efficacia lirica.

Viotti è il tassello mancante nella storia della musica, dai Concerti di Tartini si passa direttamente a quelli di Paganini, invece proprio in mezzo s’inserisce l’opera del musicista di Vercelli. Il compositore non ha avuto la degna riconoscenza: ha inventato, insieme al liutaio Tourte, l’arco moderno tra il 1780 e il 1790, la cui creazione (veniva così chiamato perché ricordava l’arma di caccia) ha cambiato il modo di suonare; permise al violino di esprimere tutte le sue possibilità con nuovi colpi d’arco e l’utilizzo di corde doppie ed armonici. Viotti è ricordato oggi soprattutto per essere stato il primo violinista moderno della storia. Ha concepito un’idea del concerto solistico come una forma strumentale molto più ricca, sia nell’organico che nelle dimensioni, anticipando il Concerto romantico per eccellenza con importanti introduzioni strumentali e parti solistiche dove il virtuosismo non è mai autoreferenziale, ma sempre a servizio della bellezza e della melodia.

Paganini aveva in repertorio le sue composizioni e s’ ispirò ai lavori di Viotti sia nella tecnica violinistica che nella durata delle musiche; Brahms elogiò il suo concerto n. 22 dicendo: “Questo Concerto… è un pezzo magnifico, di mirabile libertà d’invenzione; sembra che sia improvvisato e invece è tutto magistralmente pensato e realizzato”. Le testimonianze dell’epoca sul suo modo di suonare in pubblico narrano di un musicista ricco di fantasia e dotato di carisma scenico, ma soprattutto di un suono e di una tecnica formidabili; è stato il primo virtuoso a suonare uno Stradivari e a diffondere così il successo di questi strumenti fuori dall’Italia. Di grande interesse tra le composizioni di Viotti è la Meditazione in preghiera per violino e orchestra. In quanto a lungimiranza, potrebbe essere una composizione attuale di grande successo ribadendo la caratteristica del musicista di anticipare emozioni e tematiche universali. Questo brano fu scritto in carrozza, durante la fuga da Parigi in piena rivoluzione francese, mentre si lasciava alle spalle la fama ed il successo, conducendo la sua vita verso un destino sconosciuto.

 

Le Variazioni in do maggiore (con il tema della Marsigliese) eseguite dalla Camerata Ducale sotto la direzione di Guido Rimonda

 

La struggente cantabilità di Viotti espressa nei concerti per violino; il n.22 (uno dei concerti londinesi) in la minore, amato da Brahms spesso eseguito dal suo amico eccellente violinista József Joachim.

L’esecuzione del grande violinista Itzhak Perlman, al quale, durante un concerto il 18 novembre 1995 al “Lincoln Center” di New York, si ruppe una corda; a causa dei suoi problemi fisici non avrebbe potuto alzarsi per rimediare, allora fece cenno al direttore di riprendere da dove avevano lasciato, così continuò a suonare su tre corde…

 

Dopo il suo arrivo a Parigi, Viotti abbandona lo stile galante per assorbire uno stile più tipicamente francese, mettendo in evidenza il virtuosismo dello strumento e raggiungendo una nuova drammaticità attraverso colpi di scena con cambi timbrici; gli ultimi sei concerti parigini (14-19) preludono ad una atmosfera pre-romantica che raggiunse la massima maturità nella produzione londinese. Ascoltiamo il concerto n.16 eseguito dal violinista Menuhin, passato alla storia per una ricerca sonora che prescindeva dal tecnicismo fine a se stesso.

 

 

Infine l’ascolto della Meditazione in preghiera nell’esecuzione di Guido Rimonda, che si è dedicato all’Opera omnia di Viotti; nella melodia si ravvede il dolore nel lasciare la propria vita andando in un luogo sconosciuto

 

Gianni Cesarini
http://www.hipocratesforever.com/
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Gianni Cesarini Fotógrafo – Musicólogo – Periodista – Escritor - Naturópata - Ecologista - Maestro de Masaje Wukong - Maestro de Meditación Ze.

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