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Oggi 1866, Satie: un gymnopedista tra due secoli.

17 mayo, 2020Compositores, CumpleañosGianni Cesarini

Un gymnopedista tra due secoli

Di Alessandra Cesarini

Satie impersonò perfettamente le atmosfere della Parigi di fine Ottocento fino al primo ventennio del nuovo secolo, definendone quell’inquietudine e percorrendola con i suoi modi bizzarri, poco compreso dal mondo, anche per sua volontà. Sottovalutato negli ambienti della grande musica, che nemmeno lo aveva avvicinato ai suoi contemporanei Debussy, Ravel, Stravinskij e Mahler, Satie diventò uno degli ispiratori delle avanguardie parigine d’inizio secolo, accostandosi ad artisti del calibro di Pablo Picasso, René Clair e Jean Cocteau, partecipando al periodo dadaista.

Nato a Honfleur, una città della bassa Normandia, il 17 maggio del 1866, orfano di madre a soli 7 anni, dopo un periodo vissuto con i nonni, iniziò a studiare il pianoforte con al seconda moglie del padre. Anti-scolastico da sempre, tentò gli studi musicali entrando nel 1879 al Conservatorio di Parigi; considerato privo di talento dai suoi insegnanti, gli studi s’interruppero presto; vi ritornerà dopo due anni, ma senza risultati positivi. A questo punto si arruolò ma, come prevedibile, la vita militare non gli si confaceva e riuscì con un escamotage a uscirne (si espose alle intemperie ammalandosi).

Diventando il protagonista di una vita bohémienne, nel 1887 si trasferì a Montmartre. A questo periodo risalgono le prime due Gymnopedies (la terza sarà pubblicata solo alcuni anni dopo) e le Gnossiennes: brevi ed intense partiture nella quale l’essenzialità della struttura sarà rappresentativa della sua arte, caratterizzata da ambiguità armoniche che anticiparono Debussy ed introdussero la tipica immobilità fuori dal tempo. Dopo il 1895, la produzione pianistica fu caratterizzata da titoli e didascalie di stampo umoristico e insensato, che lasciano emergere un intrinseco atteggiamento dadaista. Il cabaret fu un elemento ricorrente nel suo percorso artistico, assiduo frequentatore de “Le Chat Noir”, mitico quartier generale degli artisti dell’epoca, dove Satie si divertiva a suonare il pianoforte lontano da quegli ambienti “colti” che notoriamente sbeffeggiava.

Qui conobbe e divenne amico di Debussy che orchestrò la prima e la terza Gmynopedie. Aderí alla confraternita teosofica “Rosa-Croce”, una setta improntata sulle società segrete del medioevo fondata dallo scrittore Péladan. In questa atmosfera mistica compose il Prélude à la porte héroique du ciel, le Sonneries de la Rose Croix, il «balletto cristiano in tre atti» Uspud (respinto dal direttore dell’Opéra). Abbandonata la confraternita dei Rosacrociani, stilò e pubblicò nel 1895 «Le Cartulaire”, giornale della Chiesa metropolitana d’arte di Gesù Conduttore, di cui si promulgava beffardamente fondatore, elemosiniere, maestro di cappella ed unico adepto.

Nel passaggio dalla modernità alla contemporaneità, in una Parigi fin du siècle, che si apprestava a diventare la capitale artistica più significativa d’Europa, Satie non prese mai una posizione definitiva verso i movimenti artistici nei quali si imbatté nella sua vita: impressionismo, simbolismo, dadaismo, surrealismo, in ottemperanza al suo spirito libero; egli può essere considerato un outsider della musica contemporanea.

Grande appassionato del musicista normanno è stato John Cage, altro provocatore, che così si espresse in merito: “Non si tratta di sapere se Satie è valido. Egli è indispensabile”. Le Vexations, una delle opere più singolari del compositore francese, nella quale l’esecutore doveva ripetere 840 volte il tema proposto, furono il cavallo di battaglia dell’artista americano, che le interpretò, per la prima volta, seguendo alla lettera l’indicazione in partitura delle innumerevoli reiterazioni. Ne venne fuori una maratona che tenne impegnati cinque pianisti, alternandosi alla tastiera dalle sei di sera al mezzogiorno successivo.

La fama arrivò nel 1917 con la pantomima Parade; grandiosi i protagonisti che assicurarono il successo dell’opera: le sceneggiature sono di Cocteau, le scene di Picasso e la coreografia di Sergeij Djaghilev. Satie introdusse nella partitura diversi rumori legati alla vita quotidiana. Nella scrittura molto semplice Satie preferì evitare la sontuosa orchestra romantica; nell’essenzialità dello sviluppo fu l’energia di questi effetti rumoristici, creati per l’occasione, ad arricchire la partitura: una macchina da scrivere, una rivoltella, una ruota della lotteria, una sirena da nave, una turbina. S’ispirò per le idee melodiche alla musica da fiera, utilizzate con accenti alienanti, accompagnati da un ritmo basato su tempi paradossali ed esasperati; con Parade fu introdotta per la prima volta la musica jazz in uno spettacolo teatrale (il ragtime ballato dalla bambina americana). La rappresentazione si rivelò uno scandalo, sollevando contestazioni da parte del pubblico e della critica. In piena guerra uno spettacolo in stile cabarettistico che rompeva gli schemi non fu accettato; il messaggio troppo innovativo, che tentava di mediare con uno stravagante mondo la brutalità degli eventi, non fu recepito in maniera positiva. Il pittore Gabriel Fournier raccontò un indimenticabile alterco tra Cocteau, Satie e il critico musicale Jean Poueigh, che diede al balletto una pessima recensione: Satie scrisse una lettera al detrattore: «Monsieur et cher ami, vous êtes un cul, un cul sans musique! Signé Erik Satie» («Signore e caro amico – lei è un culo, un culo senza musica musica! Firmato, Erik Satie.»).

Il giornalista fece causa all’ irriverente musicista; durante il processo contro il balletto, Cocteau fu arrestato e pestato dai poliziotti per aver ripetutamente gridato «vaffanculo!» in aula. A Satie fu data una pena di otto giorni di carcere. Improvvisamente la notorietà si affaccia nella sua vita popolandola di numerosi seguaci. Diventerà inoltre l’animatore del “Gruppo dei Sei” al quale prendevano parte i musicisti Darius Milhaud, Francis Poulenc, Arthur Honegger, Georges Auric, Louis Durey e Germane Taillferre; il rinomato circolo musicale raccolse l’eredità musicale di Erik Satie, affiancato dallo scrittore Jean Cocteau che scrisse nel 1918 il manifesto di questo gruppo con il titolo “ Il Gallo e l’Arlecchino”, che presentava la dottrina dei Sei osannando Satie quale ispiratore della musica.

Negli anni Venti il compositore cominciò ad avere un atteggiamento nuovo che è stato definito “socratico”, espressione di saggezza che si evidenziava in un modo di fare serioso, sia nella vita che nell’arte, lasciando tutti di stucco. Quando fu rappresentata la sua opera “Socrate” per voce e piccola orchestra, la platea avvezza alle sue provocazioni, lo accolse con grandi risate. Il compositore non fu affatto compiaciuto di questa reazione, andando su tutte le furie. In quest’ultima fase della sua produzione, Satie coniò l’espressione Musique d’ameublement che significa «musica da arredamento». Lo stesso Satie la descrisse come «musica che non ha bisogno di essere ascoltata», destando polemiche tra i suoi contemporanei.

Il balletto a due atti “Relâche” può considerarsi un esempio della musique d’ameublement, famosissimo l’inserto cinematografico Entr’acte, firmato da René Clair. Satie così la promulgò: «La Musique d’ameublement” è in sostanza un prodotto industriale. L’abitudine, l’uso, vogliono che si faccia musica in circostanze con le quali la musica non ha niente a che vedere. Si suonano in codeste occasioni Fantasie d’Opera, valzer e simili, composti per tutt’altro fine. Noi vogliamo produrre una musica dichiaratamente «utilitaria». L’Arte è un’altra cosa». I centri commerciali e gli aeroporti erano ancora un miraggio nell’Europa di quell’epoca, la “Muzak ” (Musica leggera di facile ascolto, che si usa come sottofondo in locali pubblici) non avrebbe avuto nessun contesto in cui poter essere ipotizzata, eppure Satie pensava che la musica potesse avere diverse funzioni, presupponendo le note come soprammobili, profetizzando così il futuro.

Ascolti:

Alice interpreta Satie in questo album: “Melodie passagère” pubblicato nel 1988, con l’accompagnamento al pianoforte di Michele Fedrigotti. Il timbro vocale della cantante esprime in maniera eccelsa queste melodie che sembrano sospese in una dimensione fuori del tempo.

Ascoltiamo ancora Alice in Elegie dalle Trois Melodies (1886).

Il compositore francese iniziò a interessarsi al repertorio vocale con Contamine de Latour, un amico poeta della sua giovinezza.

 

Debussy orchestrò la prima e la terza Gymnopédie considerando la seconda inadatta all’orchestrazione.

Le tre Gnossiennes. Aleggia il mistero sull’origine di questo titolo inventato da Satie, forse riferito al palazzo Cnosso oppure al termine gnosi. Ascoltiamo l’esecuzione di Girolamo De Simone, nella quale l’andamento ieratico del primo brano è potenziato dall’uso di un basso profondo e meditativo.

 

 

Ascoltiamo Aldo Ciccolini nelle Avant-dernières pensées, dedicati a Debussy, Paul Dukas e Albert Roussell.

 

Ed ecco Parade nella versione al piano di Poulenc e Auric a quattro mani, un’autentica rarità.

 

Il famoso Entr’acte di René Clair nella versione integrale.

Gianni Cesarini
http://www.hipocratesforever.com/
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Gianni Cesarini Fotógrafo – Musicólogo – Periodista – Escritor - Naturópata - Ecologista - Maestro de Masaje Wukong - Maestro de Meditación Ze.

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