Virginia Da Brescia vola nel regno del silenzio.
Taranto 23 aprile 1936 – Napoli 18 dicembre 2017
Vero nome Virgina Abrescia, figlia d’arte, il papà era conosciuto con il nome d’arte di Abrè, e la madre Licia Briganti, entrambi attori di sceneggiata. Debuttò a Bari, giovanissima durante il periodo bellico. Iniziò con la rivista e precisamente con la compagnia del grande, inimitabile Totò, era il 1953 e lo spettacolo si chiamava Comme se fanno ‘e ccanzone, suoi compagni d’avventura Gabriele Vanorio e Tina De Paolis, interpretò due canzoni di cui una scritta da Totò.
Nel 1954, si presenta alla Piedigrotta organizzata dalla casa editrice musicale La Canzonetta, con il brano Mariuolo d’ammore; sempre nello stesso 1954 firma il suo primo contratto discografico con la Vis Radio: “’A lattara”. Nel 1955 partecipa alla Piedigrotta Rendine con due canzoni: Chiagne ‘nu mandulino e Tammurriata gelosa. Non disdegna la canzone classica incidendo ‘A frangesa, Lily Kangy e La spagnola. Nel 1956 ripete l’esperienza della Piedigrotta Rendine e l’anno dopo alla Piedigrotta La Canzonetta partecipa con ben 4 canzoni. Incide anche brani dei vari Festival di Napoli ai quali non era stata mai invitata. Ancora altre audizioni di Piedigrotta (Acampora) nel frattempo passa all’etichetta discografica Arcobaleno, siamo nel 1960. Negli anni a seguire partecipa a Festival di minore importanza, quasi tutti in provincia di Napoli. Incide ancora classici napoletani: ‘E ppentite e Tammuriata d’autunno. Passa alla casa discografica Zeus partecipando alla Piedigrottissima del 1965; nello stesso anno, finalmente gli si aprono le porte del 13° Festival di Napoli: è abbinata con Monica del Po e interpreta “ So’ fatta accussì!” di Paliotti e Palmieri. La canzone venne elimina alla prima serata. Dopo questa esperienza negativa si dedicò solo al teatro.
Quindi nessun premio per la Virginia cantante, considerata come cantate minore, raccogliendo al contrario notevoli successi come attrice. Eppure è stata notevole interprete di canzoni, dotata d’una voce duttile e di bel timbro. Basterebbe solo la sua eccellente versione de L’Addio, capolavoro di Bovio e Nicola Valente, per farla entrare a pieno diritto nella storia dell’interpretazione della canzone napoletana.
L’Addio
Canzone che permette un interessante ascolto di quattro eccellenti interpretazioni:
Virginia da Brescia
Dinamica ben congegnata in un canto raffinato che evita eccessi di patetismo o accenti strappalacrime e che pur risolve in un effetto globale di grande impatto emotivo. Eccellente interpretazione.
Mirna Doris
Canto ricco di melismi, teso a drammatizzare a commuovere e nel complesso convivente. Avremmo preferito una batteria più discreta, meno violini e più chitarre.
Angela Luce
Schietto accento napoletano, contrasto dinamico poco accentuato in un canto che tende al “forte” e “fortissimo” e alla forte espressione d’un’emozione dolente. Impressionante interpretazione.
Miranda Martino
Cantare sull’accompagnamento di Ennio Morricone rappresenta un indubbio vantaggio. La Martino entra con una mezza-voce brunita, accorata che presto la voce diventa argentea ed esplode un fortissimo folgorante. Interpretazione memorabile, peccato che non canti la canzone per intero.
Tammurriata d’autunno
Inopportuno il confronto con Lina Resal e Ria Rosa perché segnate da un gusto, un modo di concepire arrangiamenti e un’atmosfera di un tempo irripetibile. Virginia Da Brescia appare come la più vicina alle cantanti ”antiche” e si distingue dalle cantanti del suo tempo per un maggior senso drammatico rispetto finanche a una Angela Luce e quindi lontana dal tono e l’andamento moderato di Maria Paris, ponendosi in zona incandescente con una vocalità chiara e, al momento opportuno, poderosa.
Bammenella d’’o mercato
Virginia si pone a metà strada tra il piglio drammatico di Isa Landi e l’intimismo e il canto garbato di Maria Paris, scegliendo di recitare magistralmente alcune parti e di cantare a voce spiegata le parti melodiche. Supera Pina Lamara, che canta bene con una voce di registro acuto però senza suscitare grandi emozioni.Tina Barone è messa fuori gioco da un arrangiamento inopportuno. Forse la più convincente interprete è una cantante un po’ più vicina al nostro tempo che risolve tutto in termini di canto fortemente espressivo: Mirna Doris.
‘A frangesa
Virginia Da Brescia qui deve cedere il passo alla raffinata Miranda Martino e alla sensualissima provocante e impattante Angela Luce (registrazione televisiva del 1973) non avendo al suo arco la freccia della sciantosa franceseggiante.
‘A cura ‘e mammà
Cantata solitamente in duetto e molto bene dalla coppia Lamara-Pasqualillo, qui Virginia Da Brescia fa tutto da sola con risultato lodevole, cantando con grazia, squisita musicalità e accenti di delicata ironia senza cadere in volgarità.
O voglio bene
Buona canzone del 1978 con versi di Alberto Sciotti e musica d Tony Iglio che marcó il maggior successo di Virginia Da Brescia. Interpretazione di grande forza drammatica, unica e probabilmente insuperabile.