Evemero Nardella
Foggia, 25 settembre 1878 – Napoli, 23 aprile 1950
Max Vajro definì il Nardella: squisito artista; affermando che il compositore diede una eleganza aristocratica alla canzone napoletana e creò un tipo particolare di melodia, ancora oggi detta “alla Nardella”.
Il giudizio di Vajro è senza dubbio giusto ma bisogna aggiungere che un ancora giovane Nardella dovette affrontare, come tutti i suoi colleghi della sua generazione la problematica che gli si presentò a cavallo fra la fine di un ‘800 e gli inizi del ‘900. Essendo lo stile canoro in uso precedentemente, legato alla forma canzone-romanza il musicista dovette approfondire le ragioni di ciò e quindi si pose l’obiettivo di trasformare il canto popolare in auge fino allora in una forma “colta”, Propose poi la canzone napoletana sotto forma di un prodotto fruibile a tutti pur non tralasciando del tutto la sua forma di “lieder”. In sostanza, Evemero Nardella ebbe la capacità di individuare un giusto percorso di studio che comprendeva innanzitutto la trasformazione relativa anche alla precedente forma di sintassi usata fino allora. La componente poetica precedentemente proposta da colossi del verso quali Salvatore Di Giacomo, Giovanni Capurro, Roberto Bracco e pochi altri fu parzialmente integrata allo stile poetico di una nuova scuola composta di giovani che portavano i nomi di Ernesto Murolo, Rocco Galdieri, Libero Bovio, Eduardo Nicolardi fino ad arrivare al giovanissimo e preparato Francesco Fiore. Nacquero dalla “rivoluzionaria” esperienza capolavori ancora oggi eseguiti, tutto questo grazie al genio compositivo dell’eccellente Maestro pugliese.
Evemero Nardella, napoletano d’adozione, arrivò con la famiglia a Napoli che aveva appena tre anni; frequentò il conservatorio di San Pietro a Majella ottenendo due diplomi: in magistero e composizione. Fu allievo di Paolo Serrao, Camillo De Nardis e Giuseppe Martucci. Ebbe generosi e sinceri complimenti riguardo la direzione di due opere melodrammatiche (Boheme e Cavalleria rusticana) dagli stessi autori Puccini e Mascagni. Nel 1920 fondò la casa editrice musicale Amena, in collaborazione col suo fraterno amico e collaboratore Rocco Galdieri. Si spense all’età di 71 anni nella sua casa al Vomero.
Ascolti:
Ammore ‘e femmena
E.A. Mario,1908
Bella canzone di cui abbiamo l’antica interpretazione del tenore Giuseppe Anselmi risolta in una squisita lezione di bel canto, tutta finezze e delicata espressività. Franco Capaldo si muove sul suo solito registro fatto di irruenza e cantare estroverso alquanto sgraziato. Alcune successive versioni di cantanti più attuali non fanno storia.
Giuseppe Anselmi
Franco Capaldo
Miezz’o grano
Edoardo Nicolardi,1909
La incisione più antica conserva la stupenda interpretazione del posteggiatore Giorgio Schottler junior fatto d’un cantare naturale che senza sforzo alcuno giunge a un alto livello evocativo, espressivo, grazie anche e sopratutto agli accenti opportuni. I seguito si avranno molte interpretazioni di qualità non sempre buona. Eccellono quelle di Sergio Bruni, Roberto Murolo, Fausto Cigliano e Mario Abbate. Fuori dai canoni classici si pone la intensa, personalissima interpretazione di Maria Pia De Vito che in effetti è una reinvenzione in chiave jazzistica.
Schottler Giorgio jr,
Mario Abbate
Suspiranno
Ernesto Murolo,1909
Roberto Murolo realizza una versione esemplare per perfezione d’accenti, varietà di colori e un trasporto per lui insolito. Versione di riferimento che non ammette confronti, nemmeno Albanese, pur molto attento all’espressione, può essere posto all’altezza di Murolo.
Matenata
Ernesto Murolo, 1909
Capolavoro dimenticato cantato da Fernando De Lucia forse a un tempo accessivamente lento e accento troppo drammatico, Resta però una portentosa lezione di virtuosismo e di bel canto. Non conosciamo altre interpretazioni.
Fernando De Lucia reg.1911
Surdate
Libero Bovio,1910
L’antica versione del posteggiatore Pietro Mazzone conserva qualcosa di più del semplice documento storico. Certo non è un cantare elegante e raffinato, ma genuino, schietto, popolare e quindi efficace. Giunto all’opposto abbiamo il canto finissimo, d’una musicalità non comune del tenore Tito Schipa: dizione imperfetta ma slancio ed espressione incomparabili.
Pietro Mazzone
Tito Schipa
E bonasera ammore
Rocco Galdieri, 1911
Gennaro Pasquariello ha lasciato un’interpretazione stupefacente per accenti, atmosfera, perfezione. Dopo di lui diventa impresa ardua ben figurare cantando questa bella canzone. Possiamo però dire che Mimmo Angrisano e Gianni Lamagna, con stili molto diversi, raggiungono l’eccellenza.
Gennaro Pasquariello
Te si’ scurdato ‘e Napule !
Ernesto Murolo, 1912
Altra canzone pregevole interpretata mirabilmente da Vittorio Parisi. Dopo di lui buone versioni di Roberto Murolo, Nino Fiore e Nunzio Gallo
Vittorio Parisi
Chiove
Libero Bovio 1923
Un capolavoro assoluto dedicato a Elvira Donnarumma che andava spegnendosi. Canzone che richiede interpreti di classe superiore e invece si sono avute molte versioni men che mediocri con errori di lettura, alterazioni della purissima linea melodica, accompagnamenti strumentali deturpanti. Tra le versioni maschili eccelle Roberto Murolo fatta di accenti mesti, raccolti (strano peró che alla prima strofa dica scuro invece di cupo) e quella di Mimmo Angrisano, registrata in concerto nel 1917 e basata un un andamento lento che permette un cantare profondamente espressivo. Tra le versioni femminili facile è dare la palma a Miranda Martino, col suo canto accorato che si espande nel ritornello e impressiona e commuove. Purtroppo bisogna ascoltarla in Web: https://youtu.be/VYpDMF-4Bck, qui è impossibile. Infine ci piace segnalare la trascrizione per pianoforte armonicamente finissima del sommo pianista Sergio Fiorentino: un piccolo grande gioiello.
Roberto Murolo:
Mimmo Anglicano
Chiove, Sergio Fiorentino, al minuto 4:15
Che t’aggia dì?
Corrado Della Gatta, 1938
Siamo alla fine di un amore. Un gran bella canzone. L’interpretazione di Alberto Amato incisa nel 1940 con l’ Orchestra Cetra diretta dal Maestro Pippo Barzizza resta quella di riferimento: lavoro di cesello, canto delicato, intimo, suggestivo. Successivamente solo Mario Abbate raggiunge un simile risultato.
Alberto Amato
Mario Abbate