Mimmo Angrisano: ammirevole, commovente cantore dl Sud.
Nato a Napoli il 20 luglio 1959.
Dopo il debutto, avvenuto all’età di tredici anni, muove i primi passi nel mondo musicale partenopeo diventando, per oltre dieci anni, la voce solista del complesso musicale L’Oro di Napoli. All’età di trent’anni, avviene l’incontro artistico con il maestro Sergio Bruni, di cui diventa subito allievo prediletto: è lo stesso Bruni a definirlo “Un Discepolo con la D maiuscola.
A partire dal 1991 prende parte, da solista ed in duo, a oltre trecento concerti del suo maestro. Sotto l’input artistico del poeta Salvatore Palomba, Mimmo incide il primo lavoro discografico antologico interamente dedicato alla figura di Sergio Bruni compositore. Il CD Speranzella – Le canzoni di Sergio Bruni, prodotto dalla Musæ Cordis con gli arrangiamenti del maestro Antonio Saturno.
Nel 2015 appare il CD Storie di Napoli sempre con gli arrangiamenti del maestro Antonio Saturno e la direzione del poeta Salvatore Palomba.
Mimmo Angrisano non è un clone del suo Maestro, non mero imitatore, bensì interprete che tiene sì in conto la lezione bruniana, e ciò è un bene, però trova un suo cammino autonomo spesso con scelte interpretative che vanno oltre la tradizione, con tempi spesso rallentati per dare massimo corpo una voce sempre chiara che tende ad elevare al massimo il pathos melodico, un agogica non statica, inteligente scelta della gamma dinamica. E’ cantante di massimo livello che onora la canzone napoletana.
Nun me scetà
(Ernesto Murolo – Ernesto Tagliaferri, 1930)
Bellissima barcarola la cui storia dell’interpretazione inizia in campo femminile con una intensissima Gilda Mignonette con splendido supporto finale di Vittorio Parisi e termina con una versione passionale e raffinata di Consiglia Licciardi e un’altra molte personale di Lina Sastri che tralascia il carattere di barcarola. Sul piano maschile, dove non è mancata la incursione di molti celebri tenori tra i quali svetta Francesco Albanese, le pietre miliari sono Roberto Murolo, Fausto Cigliano, Sergio Bruni, Nino Fiore e infine Angrisano, che da par suo punta alla massima intensità espressiva scegliendo un tempo molto moderato, virando verso il tono di serenata elegiaca più che di canto marinaresco. Belle sonorità in note tenute in diminuendo giù fino al pianissimo.
Suonne sunnate
(Gennaro Rainone – Giuseppe Capolongo, 1907)
Andamento lento che permette dare più intensità e enfasi alla melodia. Questa performance di Angrisano suggella magistralmente la storia dell’interpretazione di questo capolavoro che inizia con Ferdinando Rubino e procede con Roberto Murolo e Mario Abbate.
Che Miracolo Stammatina
(Salvatore Palomba-Sergio Bruni)
Che miracolo questa canzone! E che miracolo le interpretazioni dello stesso Bruni, di Angrisano e di Gianni Aversano. Il Maestro, avanti negli anni, si raccoglie in se stesso, sembra cantare per se stesso con un fraseggio intenso, di forza centripeta, mentre il suo eccellente discepolo fa il contrario, la forza è centrifuga, col canto con prorompente lirismo, che espande al massima la melodia in un’atmosfera solare, positiva. Magistrale e toccante anche il canto di Aversano, che canta più sul testo. La sua interpretazione potrebbe “suonare” mistica, come un sincero ringraziamento al Creatore per del miracolo che è che si presenta ogni mattina.
Canto del Sud
(Lino Banfi – Sergio Bruni, 1988)
Sciore d’albana,
si quanno nasce già tien’ ’o padrone,
l’acqua nun scorre sott’ a la funtana,
sciore d’albana.
Sorprendente testo poetico di Banfi che Bruni ha rivestito con musica di straordinario impatto emotivo, mostrando appieno le sua capacità di creatore di melodie e sonorità che lo situa come il più importante autore di canzoni napoletane del suo tempo. Angrisano è meraviglioso, entra nel cuore con un canto d’intenso lirismo che lascia il segno. Il timbro luminoso, solare, sublima la tristezza. Un canto levigato, cesellato, con giusti gli accenti, chiarezza di dizione, cantano anche la pause in questa interpretazione memorabile. Esiste la toccante interpretazione del suo Maestro Sergio Bruni, ormai settantenne, voce scura, introvertida, a tratti incrinata per l’emozione, a tratti un po’ stanca e pure capace di scavo profondo, capace di commuovere. Non è il caso di fare confronti. Fare meglio dei due artisti è improbabile.