Daniele Sepe: “ The cat with the hat”
In questi tempi bui, questo CD di Daniele Sepe “ The cat with the hat”, che personalmente avrei intitolato “El gato con el sombrero”, brilla di luna luce satura di intensa melodia, soggiogante armonia, passione, intensa bellezza. Insieme a un manipolo di eccellenti musicisti, Daniele Sepe, giunto a una maturità d’artista che lo innalza nell’olimpo tra più dotati sassofonisti del nostro tempo, e non solo su scala nazionale, ha voluto rendere un devoto omaggio a Gato Barbieri, sassofonista argentino giustamente celebre nei meravigliosi anni Settanta.
Tentare di incasellare la musica di questo disco in un determinato genere jazz sarebbe riduttivo e finanche impossibile. Trattasi di “classic jazz” potrei dire nel senso di una musica che colloca il jazz nel “classicismo” giungendo a livello di ricchezza e compiutezza formale che lo pongono in uno status di eccellenza col destino di sfidare il peso del tempo.
La grandezza di Barbieri si evince da un timbro graffiante personalissimo e un fraseggio ancorato alla musica popolare latino-americana e che risente dell’influenza sopratutto di John Coltrane, Wayne Shorter e Phaorah Sanders che sposó la causa del free-jazz e dopo di una certa “fusion”. Daniele compie un’azione creativa che evita di ripescare (tranne uno) brani di Barbieri e quindi di suonare una serie di composizioni immaginando una possibile interpretazione del magico Gato.
Il risultato è musica di straordinaria vitalità per varietà e drive ritmico, per la ricchezza di iridescenti colori, per il coinvolgente ed entusiasmante fraseggio di un sassofono tenore che “canta” come solo un napoletano ha il dono di fare: melodie che commuovono, emozionano per la velata nostalgica tristezza, che innalzano la serotonina per la bellezza di un suono fatto di mille sfumature e che a momenti portano gioia per la generosità del fraseggio e il sorriso per la sottile, lieve ironia.
In questo blog sono avvezzo a scrivere brevi recensioni e un disco siffatto meriterebbe un articolo di cento pagine. Quindi accenno brevemente alla geniale rivisitazione strumentale di “Canzone appassiunata” trattata come uno “standard” con la melodia che non perde la sua essenza napoletana e che vola in un contesto sonoro assolutamente universale ammantato da una ricchezza di atmosfere a dir poco sorprendente. Alle due covers di celebri canzoni dell’immenso Atahualpa Yupanqui, dove contrasta lo struggente fraseggio del sax con i ritmi rapidi, incalzanti che creano una visione del tutto inedita delle canzoni di un poeta-chitarrista votato a un fare intimo, delicato e pur denso di passione cantando versi di notevole spessore politica schierati dalla parte dei vinti, degli sfruttati, delle vittime di una spietata ingiustizia sociale. E che dire della toccante rivisitazione di un classico del folklore irlandese reso celebre dai Chifteans, del tema di Spartacus, di “Montilla” cantato da Lavinia Mancusi del magistrale suonare di Bollani, purtroppo circoscritto a un solo brano…
Le parole sono poca cosa, inadeguate per descrivere tanta bellezza, tanta emozione concentrate in questo imperdibile disco per cui andiamo all’ascolto di alcuni brani:
Daniele Sepe & The Cat With The Hat – Una Piccola Presentazione
Daniele Sepe feat. Stefano Bollani – Love theme from Spartacus
Daniele Sepe – Montilla feat. Lavinia Mancusi & Hamid Drake
Los Ejes de Mi Carretas
Donne d’irlanda mná na h-éirean