Molti sanno che da quasi trent’anni ho lasciato il lavoro di critico musicale e vivo a Lanzarote, interessato all’arte della guarigione e alla cura degli orti. Per cui poco so degli eventi musicali degli ultimi tempi. Vari musicisti mi hanno inviato e mi inviano dischi o link e, poiché il lupo perde il pelo ma non il vizio, mi sono ritrovato a scrivere su eventi musicali.
E cosí questa mattina mi appare in messenger “Il canto delle lavandaie del Vomero” nell’interpretazione del soprano romano Letizia Calandra. Leggo di lei quale artefice d’una carriera prestigiosa però i curriculum e i premi m’interessano poco. M’interessano l’ emozione, la belleza, la rifinitura del fraseggio di una voce votata al canto. E la bellezza della voce della Calandra, fatta d’una ricchezza timbrica sorprendente, muove a commozione con un canto che incanta, ammalia. Il fraseggio parte da un’emissione mai forzata, una dinamica gestita ad arte che annulla la monotonia, un vibrato ampio emesso per fini squisitamente espressivi, la scelta d’un andamento moderato che conferisce spessore ad ogni nota, rendono questo antico canto napoletano con una espressione intensa che lo colloca in un spazio senza tempo, l’antico giunge alla compiutezza formale del classicismo.
Non ho dischi della Calandra e quindi ho cercato in Youtube: c’é molto da ascoltare e appena potrò dedicherò a quest’artista il tempo che merita. Ho però ascoltato “La palummella” dove la leggerezza lascia il posto a un canto lento che dona al brano un’atmosfera insolita e un pathos inedito. Lo sperimentare il canto che si snoda lentamente porta a un esito assolutamente sorprendente in “Napulitanata”. Occorre dimenticare uno Schipa o un Bruni per cogliere l’espressione totalmente nuova d’un’interpretazione dal tempo lentissimo e i fraseggi d’inusitata forza espressiva di un meraviglioso Fausto Cigliano che s’alterna col soprano in un cantare denso di nobile passione, che mostra un finale con le due voci all’unisono dove si fondono il bellissimo timbro baritonale di Fausto con la stupenda voce del soprano, che opportunamente si scurisce con un colore bronzeo. E infine propongo l’ascolto della “Nana” di De Falla in una lettura da porre altezza di quelle delle grandi cantanti spagnole, ed un cenno merita anche l’accompagnamento al pianoforte di Rino Alfieri, dal tocco di bel suono e un eccellente appoggio al canto della solista.
Queste brevi note sono il preludio a uno studio critico ampio che al più presto porteró a termine.
CANTO DELLE LAVANDAIE DEL VOMERO » Antico canto napoletano del sec. XIII Letizia Calandra
Letizia Calandra – La Palummella
Letizia Calandra e Fausto Cigliano «Napulitanata»
«Nana» Manuel De Falla. Letizia Calandra soprano, Rino Alfieri piano