Edgar Lee Masters, 23 agosto 1868: Otto poesie dell’Antologia di Spoon River diventano canzoni.
Lee Masters joven
Non al denaro, non all’amore né al cielo
di Fabrizio De André, 1971
«Fabrizio ha fatto un lavoro straordinario; lui ha praticamente riscritto queste poesie rendendole attuali, perché quelle di Masters erano legate ai problemi del suo tempo, cioè a molti decenni fa. Lui le ha fatte diventare attuali e naturalmente ha cambiato profondamente quello che era il testo originale; ma io sono contenta dei suoi cambiamenti e mi pare che lui abbia molto migliorato le poesie. Sono molto più belle quelle di Fabrizio, ci tengo a sottolinearlo.
Sia Masters che Fabrizio sono due grandi poeti, tutti e due pacifisti, tutti e due anarchici libertari, tutti e due evocatori di quelli che sono stati i nostri sogni. Poi Fabrizio sarà sempre attuale, è un poeta di una tale levatura che scavalca i secoli.»
Fernanda Pivano
De Andrè, 1975
Tra il 1914 e il 1915 il poeta americano Edgar Lee Masters pubblicò sul «Mirror» di St. Louis una serie di epitaffi successivamente raccolti nell’Antologia di Spoon River. Ogni poesia racconta la vita di un personaggio: 244 personaggi, 244 mestieri. Masters si proponeva di descrivere la vita umana raccontando le vicende di un microcosmo, il paesino di Spoon River. In realtà si ispirò a personaggi veramente esistiti nei paesini di Lewistown e Petersburg, vicino a Springfield e infatti molte delle persone che erano ancora vive, si sentirono offese nel vedere le loro faccende private pubblicate nelle poesie. Il bello dei personaggi di Edgar Lee Masters, infatti, è che essendo morti non hanno più niente da perdere e quindi possono raccontare la loro vita con assoluta sincerità.
Nel 1971 Fabrizio De André pubblicò l’album «Non al denaro, non all’amore né al cielo», liberamente tratto dall’Antologia di Spoon River. De André scelse otto delle 244 poesie e le trasformò in altrettante canzoni (la prima canzone, Dormono sulla collina, è l’introduzione a tutte le altre). Il suonatore Jones è l’unico in questa raccolta di poesie a cui De André lascia il nome. Infatti, mentre nelle poesie originali di Edgar Lee Masters ogni personaggio ha un nome e un cognome, i titoli delle canzoni di De André sono generici (un giudice, un medico, l’ottico….) per sottolineare che le storie di questi personaggi sono esempi di comportamenti umani che si possono ritrovare in ogni epoca e in ogni luogo. Il suonatore Jones è il personaggio con cui si chiude l’album. Per tutta la sua lunga vita il Suonatore Jones ha fatto quello che più gli è piaciuto: è l’unico personaggio che afferma di aver vissuto una vita lunga e serena, senza nemmeno un rimpianto. Il musicista mostra di saper vedere meglio dell’ottico i messaggi reconditi della realtà; di saper guarire, più del medico, gli animi di chi lo ascolta regalando un sorriso e, cosa più importante, sceglie la libertà. Senza dubbio il suonatore Jones era anche il personaggio col quale De André s’identificava. Per Jones la musica non è un mestiere, è una scelta di libertà; anche De André soprattutto negli ultimi anni ha cercato di svincolarsi dalla prigione della musica come mestiere, pubblicando gli ultimi album a una distanza di sei anni uno dall’altro e riducendo le apparizioni in pubblico.
«Io credo sempre nell’uomo e nelle sue risorse. Infatti ci sarà un personaggio, Jones il suonatore, che farà da contrappeso agli altri; sarà lui a indicare la vera via alla felicità. Vive in campagna, lontano da tutto e da tutti, assaporando la meravigliosa musicalità che si esprime dalla natura. La morale del «mio» Spoon River è quindi «contentarsi di poco per vivere felici». Proprio come dice Jones il suonatore…»
Fabrizio De André in un intervista dell’ottobre 1971
Un aspetto fondamentale dell’Antologia di Spoon River sono i legami tra i vari personaggi. Ognuno di questi cita molti altri e così è possibile vedere la stessa storia da punti di vista diversi. Questo aspetto si perde nell’album di De André. Era inevitabile riducendo la galleria dei personaggi a solo otto ritratti. I testi delle canzoni furono scritti da De André insieme a Giuseppe Bentivoglio, mentre Nicola Piovani compose le musiche. È il secondo album propriamente «a tema» di De André, dopo La Buona Novella, due capolavori destinati a durare nel tempo. Gli arrangiamenti sono molto sofisticati e per questo le canzoni non venivano eseguite quasi mai nei concerti: l’unico brano che viene riproposto è Un giudice, che la Premiata Forneria Marconi riarrangiò splendidamente negli storici concerti del 1979.
Non al denaro non all’amore né al cielo è un riflesso del periodo storico-sociale in cui venne elaborato. Un approccio superficiale potrebbe indurre a credere a un disimpegno politico da parte di De André, successivo al fallimento della rivolta del Sessantotto e alle ingiuste critiche che il cantautore ricevette per La buona novella, che resta uno dei più grandi lasciti artistici, etici e umani di Fabrizio De André, nonché un esempio tra i più splendenti e attuali di concept album italiano, di opera d’arte capace di valicare i confini tra proposta musicale e poetica, di fondere etica ed estetica in unità indissolubile. L’album Non al denaro non all’amore né al cielo non nega la politica; al contrario è un’opera che addita la direzione che l’Italia industriale stava prendendo.
Al di là di questo, l’album resta una pietra miliare. Un faro per la musica degli anni Settanta dove poesía si somma alla poesia e si fa musica che non nasce per il denaro, nasce per il cielo.
Non al denaro non all’amore né al cielo, album completo
Occorrerebbe un saggio di almeno duecento pagine… e sarebbe superfluo. Basta ascoltare con attenzione, grande attenzione.
Un ottico
Brano grandioso, complesso, baciato dal genio assoluto. L’inserimento a 1:55 di un breve frammenti di Vivaldi è quanto mai opportuno. Parola dopo parola da ascoltare con grande attenzione, essendo immensa la grandezza di questo emozionante e inquietante brano, gemma della musica italiana del secolo passato.
Il Suonatore Jones
Inizio strumentale di grande suggestione. Il canto apre immediatamente alla commozione. Un sublime inno alla libertà.
Un giudice – Fabrizio De André e Premiata Forneria Marconi in concerto
Attenzione, De Andrè non si riferiva alla statura fisica ma a quella morale.