

Henry Purcell: Canzone del freddo
Quasi cinquanta anni fa, grazie al Maestro Sergio Fiorentino, venni a conoscenza di questa inquietante, emozionate, bellissima aria per basso del King Arthur di Henry Purcell (1691), capolavoro del barocco inglese. E’ la scena del Genio del freddo che è stato svegliato da Cupido e che si mostra irritato dicendo del suo desiderio di morire di freddo in pace.
Tra i miei primi ascolti Allfred Deller. Poi nei primi anni anni Ottanta le sconvolgenti versioni del cantante pop-new-wave Klaus Nomi. Quella del 1983, a pochi mesi della morte per AIDS dell’artista tedesco, è documento tremendamente drammatico e indimenticabile. Nomi nasconde con un collare e trucco lo scempio del sarcoma di Kaposi, appare scheletrico, spettrale, volto scavato, gli occhi infossati di un moribondo che si dilatano alla pronuncia della parola morte, lampeggiano, riacquistano vitalità, ci dicono di una negazione alla sconfitta. E in fine la dignitosa inflessione delle testa verso l’alto, segno di vittoria anche se illusoria. Il canto è freddo, tagliente, il registro tra tenore e controtenore, qualche piccolo e comprensibile errore del controllo del fiato: un documento d’arte di grande valore. In altra versione di due anni prima l’artista appare tecnicamente in migliore forma, pur essendo già ammalato. Raramente come in questo video la sofferenza immaginaria dell’arte si sovrappone a quella, reale ed evidente, dell’interprete. Non sappiamo più se gli occhi sbarrati e le deboli braccia sollevate appartengano al Gelo o a Nomi, ed è un modo commovente di cancellare l’orrore della malattia reale sublimandolo con una tocco d’arte. Nomi ha contribuito a rendere nota al grande pubblico quest’aria più dei cantanti lirici, molto spesso controtenori. Il brano innamora finanche Sting, che propone una personalissima versione. In seguito alcune delle versioni presenti in Web che mi appaiono meritevoli di elogio.
Ecco il testo originale:
What Power art thou,
Who from below,
Hast made me rise,
Unwillingly and slow,
From beds of everlasting snow!
See’st thou not how stiff,
And wondrous old,
Far unfit to bear the bitter cold.
I can scarcely move,
Or draw my breath,
I can scarcely move,
Or draw my breath.
Let me, let me,
Let me, let me,
Freeze again…
Let me, let me,
Freeze again to death!
“Che potere hai tu, che dal basso mi hai fatto salire, involontariamente e lentamente, da letti di neve eterna! Non vedi quanto è rigido, e meraviglioso vecchio, lontano inadatto a sopportare il freddo pungente. Riesco a malapena a muovermi, o a tirare il fiato, a malapena a muovermi, e a tirare il fiato. Lasciami, lasciami, lasciami, lasciami, congelare di nuovo. Lasciami, lasciami, congelare di nuovo a morte!”
Klaus Nomi 1983
Klaus Nomi 1981
Petteri Salomaa (Bass-baritone) Les Arts Florissants & William Christie
Andreas Scholl
Jakub Jósef Orlinski –
Sting Cold Song