“………… Il mio pensiero sulla “Sonata di Liszt?….. Provo a fare una chiacchierata….”
Salvatore Orlando, da PIANOFORUM
Quando ero ragazzo amavo la Musica senza condizionamenti, il mio orecchio non era critico, non si soffermava sull’esecutore, ero solo con i miei sentimenti, e la musica che man mano scoprivo. Un giorno (MOLTI anni dopo) discutevo con Arnoldo Foà il suo concetto dell’Arte: ARTE = MESTIERE mi rispose, rimasi male, Capii poi. L’emozione di una lettura (Musica o Prosa), è più forte alla scoperta del brano. Nella prima lettura, il brano, viene esaltato e caricato in tutta la sua espressività, l’approccio è semplicemente (e naturalmente) istintivo. In seguito, a brano “sbollito” il lavoro (quindi mestiere), darà forma, logica e contenuti al brano, rendendolo chiaro delle nostre idee, e delle nostre emozioni, e se è stato un buon lavoro, l’opera vivrà in tutte le sue sfumature, Liszt, non è l’autore facile per chi ha le mani, anzi proprio chi ha le mani gli fa la maggiore offesa, Liszt è una figura psicologicamente molto complessa, ……. il “suo doppio”. è molto vicino a SCHUBERT 1*)Schubert per la presa di coscienza della sua omosessualità, Liszt, della sua religiosità. Pensiamo un attimo a Schubert. Schubert realizza una rivoluzione senza precedenti: il Lied narrativo, a sfondo psicologico. A 18 anni, “musica” “Gretchen am spinnrade” (Margherita all’arcolaio) di Goethe, e dall’ora tutta la sua musica sarà proiettata alla ricerca dell’Uomo e della sua solitudine che cerca di concordare con l’Anima del mondo. Schubert ha un simbolo molto forte: IL VIANDANTE (DER WANDERER): Colui che gira il mondo alla ricerca di una patria che mai troverà: dove non sei, li è la felicità. Nostalgia intellettuale. Il Wanderer, è LUI, la sua condizione, la sua omosessualità e la sua voglia di morte, molti suoi Lieder parlano di morte, la morte che non ha sesso e che ci rende tutti uguali, ironia della sorte, Schubert morirà giovane. Il Re degli Elfi, è il SUO lied più importante, rappresenta finalmente l’accettazione della sua condizione anche nei confronti della famiglia. Schoeber, è il malvagio Re degli Elfi che lo aveva sedotto, i due si amarono alla follia, tanto che Schubert si ribattezzò Schobert, per sentirsi in lui. 1*) Vi è un bel libro di Carlo Lo Presti su SCHUBERT: “Il Viandante e gli Inferi” WANDERER Op.15, è una grande conquista, rappresenta una scrittura diversa, un abbandono della forma, in una concezione nuova, narrativa, per la consacrazione al Teatro del mito del Viandante. Una specie autosublimazione delle sue deluse aspirazioni di compositore drammatico. Il rifiuto e ripensamento della forma sonata: quattro movimenti derivanti dalla trasformazione di un solo tema, perché il personaggio è uno: WANDERER: “Qui il sole mi pare così freddo, i fiori appassiti, la vita scomparsa; quello che dicono è vano rumore/dappertutto io sono un estraneo”.Questo è il tema centrale, che si proietta avanti ed indietro su tutta l’opera: ardore eroico e forza vitale nel primo movimento; canto funebre di morte nell’adagio; delirio spettrale nello scherzo; demoniaco nel fugato. In un libricino piccolissimo della SELLERIO/ EDIZIONI: “Liszt maestro di piano”, non ricordo se è giusto il titolo, vi sono alcune lezioni e conversazioni raccolte da una allieva di Liszt. La religiosità del Maestro, si evidenzia dalle prime pagine, se Liszt, avesse seguito il suo impulso, sarebbe entrato in seminario a 17 anni. Il grande virtuoso che sbalordisce il pubblico, è per quelli che non hanno orecchio interiore, o per quelli che amano muovere le dita, questi scritti non lasciano minimamente dubbio che la sua Musica non va suonata in tutte le sue note. L’abbondanza della scrittura è a rendere l’emozione, non è fine a se stessa, il gesto che traccia, come il mare e la sua sabbia; non sono importanti i tanti granelli, ma la spiaggia. Al Pari di SCHUBERT, le composizioni di Liszt, nascono dalle grandi letture dei classici, Dante, Petrarca ecc. e dalla sua Religiosità: Armonie poetiche e religiose, San Francesco, tutta la sua vita a combattere il suo “Re degli Elfi”. Schubert arriva alla meta del Viandante con il suo ultimo Lied: Der Doppelganger. In un luogo di arrivo ma anche di partenza, perchè ricomincia un altro viaggio. Tu sosia, tu pallido compagno! Perché scimmiotti la mia pena d’amore, che mi tormentò in questo luogo per tante notti, nel tempo passato?» Schubert, riconosce se stesso, specchiandosi nella luna, vede il suo doppio, il suo sosia, che ha preso il suo posto e continua le sue ossessioni. Nel lied, un accordo di si maggiore in pianissimo, chiude il viaggio terreno. Liszt, è quel viandante, un girovago alla ricerca della meta che non troverà MAI! Diventerà Abate, ma ricomincerà il suo viaggio, piangerà la sua vocazione non esaudita a suo tempo. Liszt, con tante influenze culturali e religiose, ha dentro di se la forza e la drammaticità del vero Teatro. Liszt, Nonostante fosse ungherese, non parlava la lingua, apprese da sua madre (Austriaca) la cultura della sua terra, e studiò a Vienna. Parlò fino ad età avanzata, il tedesco e solo poi il Francese, in una Francia che lo trasformò in un grande compositore. La cultura Classica, fonde in lui, Musica Letteratura, e Paganini sarà la migliore ispirazione per veicolare i suoi suoni come schegge, mentre l’Orchestra di Berlioz, sarà l’esplosivo necessario a che la Musica occupi tutti gli spazi emotivi fino ad allora sconosciuti, non dimenticando che nel suo sangue, vi è la terra degli zingari, elementi che attuano in lui una rivoluzione che ancora oggi ha dell’incredibile. Liszt non è legato alle forme classiche esistenti, è legato a BACH, Bach UOMO, PADRE, e CREDENTE, profondamente Religioso. Le forme sono contenitori stretti per i geni, la sua Musica non obbedisce a regole esistenti. LISZT TRASFORMA, sente dentro di se, i conflitti: DIO e le forze del male ma la sua forza è la Fede, quella fede che vedrà in San Francesco di Paola. La Sonata in Si minore è complessa nel suo significato, sottovalutata anche da Brahms, che all’ascolto si addormentò. La Sonata nasce dopo che Liszt aveva abbandonato la carriera di pianista da quasi 10 anni, quindi non è un parto, è ciò che rimane di lui, è la riflessione di un UOMO terreno che guarda a DIO, i dubbi che si trasformano in certezze. E’ l’ultimo ruggito del leone. Le sue composizioni successive, saranno molto vuote, poche note, a rendere sempre di più l’essenziale. La sonata comincia con dei dubbi, il MIb croma alla seconda battuta non lascia presagire un ottimismo, l’indecisione e momentanea, il MI rimane b ma il fa, eleva il tono nella battuta successiva, l’umore, l’ottimismo ritorna alle battute iniziali che sembrano cancellare le incertezze avute, anziché partorire una melodia, queste semiminime vengono frantumate nelle due mani, che esplodono in ottave su un accordo discendente, e in un paio di passi quasi per caso trova subito la tonalità. Il brano continua con una serie di progressioni sempre incerte, ed abilmente collegate da intrecci di arpeggi, portatori invisibili di accordi e risoluzioni. Una serie di variazioni, insiste sul gioco drammatico delle ottave che devono suonare potenti e libere, senza tempo né divisione, fino all’alto per sprofondare poi nel registro basso, una lotta tra il bene ed il male, dove tra rintocchi forti di campane, nasce una melodia che sostenuta pienamente da accordi in tutte e due le mani sale in maniera Grandiosa e Trionfante, fino al Cielo. La FEDE ha così la sua ragione, tutto è proiettato in alto, come una cattedrale. Tutto il brano procede in questa maniera, pensieri cupi tra cultura e Religione, quella religione che ormai lo ha conquistato quindi, quale più grande riferimento può esservi se non un richiamo a BACH, con le sue architetture che impongono un controllo a pensieri e ai turbamenti. La coda finale invece, chiude (come nelle variazioni Goldberg), con gli elementi iniziali di questo viaggio, cominciato tra dubbi ed incertezze. Ora gli stessi frammenti non mutano, non hanno bisogno di sviluppi, sono li con un pedale armonico di Si minore che è un contenitore definitivo di tutti gli elementi che si sono finalmente stabilizzati, Liszt, ora guarda in alto, accordi di valori larghi che danno pace interiore e che si espandono fino a DIO. E’ ciò che rimane dell’Uomo, spogliato delle sue cose terrene, la Sua sola spiritualità. Molto significativa la dinamica: La minore (pp) Fa maggiore in crescendo!! Verso il ppp questo è molto importante, NON CRESCERE, ma CRESCERE verso il PIANISSIMO, fino all’accordo di FA# con una corona che non è calcolabile se non nel momento in cui il suono è realizzato, ma lunghissima. Niente più di reale, un accordo che scompare sempre più nell’aria, fino al cielo, quella pace interiore, che viene solo dalla fede.. Il Si croma rappresenta la base terrena d’inizio di uno spazio infinito, quello spazio del creato, dove non sai dove il mondo comincia e dove finisce, senza riferimenti, il vuoto ASSOLUTO.
Ti consiglio di prendere confidenza spirituale con questo accordo di FA# su questa base di SI indefinita. Devi avere tutto il tempo di carezzare i tasti, cominciando dall’interno della tastiera fino a fuori, nel gesto di togliere lentamente il polso e poi la mano, rimanendo ferma poi con la mano, nulla deve distrarti da questi suoni, prima che scompaiano nel pedale, la stessa cosa avviene scivolando un solo dito sul si basso, senza attacco nella maniera più assoluta, NON CAMBIARE IL PEDALE. Nulla deve essere più terreno. Ti consiglio di studiare questo lento ASSAI come se fosse un brano isolato. NESSUN suono reale, NESSUN attacco del tasto. Tutti suoni nell’Aria del Mondo: Il Creato.