Girolamo de Simone, Maestro del profondo e del sottile
“Mescolando, ibridando, ricreando temi e modi, oppure liberamente inventando a partire da suggestioni collocate al di là del tempo e dello spazio, questa «Musica sottile» lascia assaporare una attualissima e non sopita nostalgia per tutto ciò che si è perso e dimenticato, per tutto ciò che ostinatamente vogliamo ‘ancora una volta’, per sempre, ricordare…”
Girolamo de Simone
Girolamo De Simone afferma di sentirsi un’anomalia nel mondo pianistico italiano. “Anomalo” era anche Sergio Fiorentino, che addirittura considerava il termine pianista dispregiativo: “Non sono un suonatore di pianoforte, bensì un musicista che usa il pianoforte come mezzo per offrire una visione dell’arte, della vita.”
Molti sono i modi d’essere un pianista “normale”: abbiamo chi si erge a paladino del suonare “classico” rispettoso del testo e dei contratti, che studia tre o quattro pezzi e li suona in giro per il mondo per quattro o cinque anni. Abbiamo i virtuosi dalle acrobazie digitali. Abbiamo i professori che salgono in cattedra. Abbiamo i maniaci della perfezione tecnica. Abbiamo i giullari.
E abbiamo qualche “anormale”, pochi in verità: Hoffman che preferiva smontare e rimontare orologi tralasciando la tastiera, Nyiregyhazi, che sparisce dalle scene per dedicarsi a fare musica per film, Martha Argerich che gli sta bene suonare il pianoforte ma che non le piace fare pianista e da tempo non suona come solista, e poi Maria João Pires che di tanto in tanto lascia le scene per dedicarsi alla vita rurale. E che dire di Glenn Gould? Ripetere la frase di Szell: “quest’idiota è un genio?”
Un pianista normale dovrebbe essere persona di vasta a varia cultura che usa lo strumento come mezzo di divulgazione di ciò che ama e che sa, che esplora audacemente nuovi spazi sonori, e che sia anche dotato di una forte componente spirituale. Esattamente ciò che è Girolamo De Simone, che usa tastiere, compone, scrive saggi, diffonde cultura in un Paese come l’Italia oscenamente anormale, in mano a mafie varie e in un declino culturale e civile che sgomenta. Quindi l’anomalia non è De Simone ma l’ambiente in cui si muove. E lo fa ben sapendo che ormai in pochi hanno cultura e sensibilità per entrare in sintonia con ciò che fa. E ciò che fa sfugge totalmente al trito e ritrito. Girolamo è un eroe perché non ha mollato, resiste e continua cercando, creando e diffondendo bellezza. Maestro del tocco è anche maestro delle pause: silenzi pieni di magia.
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