Enrico Cannio
(Napoli, 10 gennaio 1874 – 30 gennaio 1949)
Carlo Nazzaro lo definì” Il Re della marcia”. Figlio di Gaetano Cannio e di una donna del popolo, Assunta. Nel 1891, alla giovanissima età di sedici anni si diplomò in pianoforte al Conservatorio San Pietro a Majella di Napoli. Fu anche compositore e diresse svariate orchestre nei principali teatri cittadini, dalla storica Birreria dell’Incoronata per arrivare all’Eden, Umberto e Trianon.
Era piccoletto, non arrivava a un metro e cinquanta d’altezza, con una gobba molto pronunciata e una malformazione allo sterno che gli procurava una ennesima protuberanza tanto che venne definito con alquanta cattiveria: “Gobbo reale”. Si è detto che gli inizi lo videro accompagnare il mitico Enrico Caruso alla stratosferica paga di lire 2 e 50 a serata; la leggenda afferma che egli accompagnò dive dai nomi altisonanti tipo Lina Cavalieri ed Elvira Donnarumma. Fu orchestratore e direttore d’orchestra della compagnia diretta da Raffaele Viviani. Francesco Cangiullo scrisse che Enrico Cannio fu il precursore delle “improvvisazioni musicali”. Scrisse musiche per le maggiori case editrici napoletane: Bideri, La Canzonetta e la tedesca Polyphon, e fu direttore della casa editrice Omonima di proprietà di Paolo ed Emilio Gennarelli.
Sposò una giovane e bella donna, il suo nome:Raffaella Balzano, figlia d’arte di un ottimo comico napoletano specializzato nella classica figura di Pulcinella. Raffaella stessa intraprese la carriera teatrale con nome d’arte di Lina Cannio. I coniugi misero al mondo ben otto figli dei quali due continuarono a frequentare il mondo artistico: Elena assunse il nome d’arte di Liliana ed ebbe un discreto successo, un’altra sorella Anna, fu in arte Anna Walter; uno solo dei maschi, Federico, si fece apprezzare come bravo impresario teatrale. Enrico Cannio si spense a 72 anni nel popolare quartiere Mercato
Enrico Cannio in cinquant’anni di attività produsse quasi 200 canzoni. Molte marce a tematica militare, meno male che non indossò nella sua vita mai nessuna uniforme militare!.
Le principali canzoni in ordine cronologico:
«Oje ma’, dammillo !…» , Luigi Fragna,1901
“Piccerella, piccerella…”, G.Francesco Buongiovanni, 1902
«Carmela mia ! «, Aniello Califano, 1903
“Puteca stretta”, G.Francesco Buongiovanni, 1904
“Sposa nuvella”, Libero Bovio, 1905
“‘O vasillo”, A.Califano, 1906
«‘E difiette d’e ffemmene», G.Capaldo, 1907
«A fussetella», G.Capaldo, 1908
«A luntananza d’ ’o suldato», Aniello Califano, 1909
“Serenata ‘e fallimento”, Giuseppe Capaldo, 1910
“Core ‘e surdato”, Aniello Califano, 1911
“‘O surdato nervuso”, Aniello Califano, 1912
«Tarantella luciana» Libero Bovio, 1913
«Carufanella», Libero Bovio, 1914
«Vola e va…», Antonio Barbieri, 1914
«‘O Surdato ‘Nnammurato» Aniello Califano, 1915
«Povere figliole», Antonio Barbieri, 1915
«A serenata ‘e Pulecenella», Libero Bovio, 1916
«Surdato italiano», Raffaele Ferraro-Correra, 1916
«Margaretè», Carlo De Flaviis, 1917
«‘O surdato ‘e malavita», Ernesto Murolo, 1917
«Zetella», Raffaele Ferraro-Correra, 1917
«Cara sposina», Eduardo Scala, 1918
«Passa appriesso !…», Eduardo Scala, 1918
“Italia nova” Raffaele Ferraro-Correra, 1919
“La donna moderna”, Domenico Furnò, 1920
«‘O portavoce», Alfonso Mangione, 1921
“‘A canzona mia”, Claudio di Salvatore, 1922
«L’appuntamento» , Salvatore Ragosta, 1923
«Maistà», Libero Bovio, 1924
“Stella matutina”, Aniello Costagliola, 1925
“More o nun more?..”, Libero Bovio, 1926
“Core sbruffone”, Cristofaro Letico, 1927
“Core ‘e suldato”, Eduardo Nicolardi, 1928
“L’incantatrice di Malabar”, Anton Menotti-Buja, 1929
“Dimane io parto !…” , Alberto Lania, 1930
«‘O squilibrato» , Roberto Ciaramella, 1931
“Sturnellata militare”, Gigi Pisano, 1932
“Core azzurro”, Ciro Parente, 1933
“Carulina nun parte cchiù!..” , Ernesto Murolo, 1934
“Addio, Rosina bella!”, Ernesto Murolo, 1935
“Surdate campagnuole” , Ernesto Murolo, 1936
“Ma quanno ‘o vvuò capì?…, Arturo Trusiano, 1937
«Rusella ‘e maggio», Arturo Trusiano , 1939
“Si senza core!”, Corrado Della Gatta, 1940
“Concetta aspetta”, Arturo Trusiano, 1941
“Ciao, morettina!” , C. Delta, 1942
“Me voglio spartere!…”, M. Geraci, 1945
“Tarantella c’’o scemanfu’”, Domenico Furnò, 1946
“Tarantella napultana” , Alfredo Ugolino, 1947
“Femmena malamente”, Arturo Gigliati, 1948
“I’ nun te voglio bene!”, Domenico Furnò, 1949
“Pe’ ‘nnammurà ‘na femmena…”, Domenico Furnò,1950 – postuma
Carmela mia, 1903
Tipica canzone di tono militaresco e primo grande successo di Cannio. Interpretata da Francesco Albanese guadagna valore e s’ascolta con piacere.
Tarantella Luciana, 1913
Tra tante marcette e baionette appare una bella allegra tarantella, tra le migliori composizioni di Cannio. Due significative interpretazioni: Mario Abbate che fa il possibile per rendere espressiva la melodia e canta con grande finezza di fraseggio e accenti però non é aiutato dall’accompagnamento orchestrale, troppo semplificato e con scarso tono di tarantella; al contrario Sergio Bruni prima maniera canta su un accompagnamento forse troppo complicato, il tempo é rapido e lo vocalità splendida, di bello effetto il rallentato centrale,
Mario Abbate
Sergio Bruni
‘O surdato ‘nnammurato, 1915
L’editore Gennarelli quando lesse questi versi si commosse, lui che è un uomo tosto non seppe nascondere le lacrime e disse: “adesso bisogna affidarli ad un musicista capace di trasformare quei versi in una canzone orecchiabile, il musicista fu Enrico Cannio”, il successo immediato, la canzone venne cantata nelle trincee e nei cafè-chantant, ma giunta la pace, il fascismo la mise all’indice come canto “disfattista”. Più tardi la intonarono in coro i tifosi del Napoli. Molto cantata, esistono molte belle interpretazioni, tra cui ricordiamo quella sommamente toccante di Anna Magnani. per qui ci limitiamo a proporre una versione archetipo che non sarà superata, quella di Pasquariello.
‘A serenata ‘e Pulecenella, 1916
Libero Bovio con il testo di questa stupenda serenata offre a Cannio su un piatto d’argento l’opportunità di comporre un vero capolavoro. L’interpretazione è tra quelle più antiche e rimane un’importante documento storico.
Roberto Ciaramella
Tra le versioni più attuali spicca quella di Sergio Bruni, che sceglie un tono struggente, accorato cantando con accenti ideali per questa bella canzone.
Surdate campagnolo, 1936
La canzone vale poco, ma al contrario vale molto l’interpretazione di Gennaro Pasquariello, capace di conferire espressione e belleza anche a una composizione banale.
Resella ‘e maggio, 1939
Ultima canzone rilevante di Cannio, alcune altre appariranno successivamente ma senza fare storia. Non possiamo dire che si tratti di un capolavoro assoluto, ma d’un brano scritto con garbo e che ancora oggi viene ripresentato in interpretazioni di pregio.
Le versione come sempre molto popolareggiante di Ferdinando Rubino la includiamo in primo luogo per essere d’epoca.
Questa di Consiglia Licciardi prova della longevità di questa questa canzone, della quale esistono buone versioni di Sergio Bruni e di Carlo Buti. Consiglia sfoggia una tornita vocalità molto melismatica, con sfoggio di lunghe note tenute in un clima di misurata allegria, pur restano l’intensità espressiva l’essenza del suo cantare.