I’ m’arricordo ‘e te
Struggente ricordo d’un antico amore, bella canzone creata nel 1911 dai fratelli Ernesto e Giambattista De Curtis e portata al successo da Gennaro Pasquariello e Beniamino Gigli e marcata da un successo duraturo che si perpetua attraverso interpreti attuali in genere alquanto superficiali, con l’eccezione del tenore Renato Thomas, che sfoggia una bella mezza-voce e dimostra d’aver ben compreso lo spirito di una canzone che non va urlata. Cantata in massima parte da uomini, tra le poche versioni femminili è da ricordare quella antica di Jole Baroni, a suo tempo celebrata interprete di operette. Tra quelle maschili assenti in Web va ricordata quella accorata di Mario Massa che è possibile ascoltare con il forte fruscio di un vecchio disco Columbia a 78 giri.
Ho scelto sei versioni rimarchevoli e degne di fare storia. Scelta limitata a ció che si trova in Web. Vivendo in Canarias e non potendo viaggiare non posso fare ricerche approfondite e ringrazio in anticipo chi possa segnalarmi interpretazioni di portata storica assenti in rete.
Gennaro Pasquariello
La storia dell’interpretazione questa canzone inizia qui. Accenti patetici e commoventi, fraseggio di squisita musicalità, vibrato frutto di una rara maestria. Versione di assoluto riferimento.
Benjamino Gigli, 1920s
Altra antica versione storica. Un poco teatrale come era d’aspettarsi da un tenore lirico come Gigli. Voce dal timbro bellissimo, tecnica di grande cantante con mezze voci calibrate perfettamente, vibrato espressivo e un tono che tende al patetico, al lacrimevole. Altri tenori meno celebri incideranno questa canzone senza eguagliare la magia di Gigli
Sergio Bruni
Andamento lento che permette d’esprimere una grande profondità emotiva tendente al drammatico. Interpretazione impressionante segnata da momenti d’una intensità che apre il cuore all’emozione, nonostante qualche vocale (a ed e) un po’ aperta e risuonante in gola, non in maschera.
Mario Abbate
Strepitosa voce “di testa” che sfoggia un fraseggio elegante dove l’emotività si stempera in un canto dall’andamento alquanto rapido con accenti che dicono di un ricordo che non evoca dolore o tristezza, bensí dolcezza al pensiero di qualcosa di bello e tenero che fu.
Nino Fiore
Bella voce squisitamente popolare che si snoda a un ritmo un poco veloce in una versione che tende a conferire un tono classico (no nel senso del canto lirico) senza eccessi e forzature. Un canto lineare di musicalità dettata da un fraseggio non banale e una espressività che sfugge al dramma strappalacrime e che finisce col rendere questa interpretazione degna di nota.
Carlo Missaglia
Interpretazione di pacata dolcezza, accorata, senza sbalzi dinamici con un canto raffinato sorretto da un accompagnamento chitarristico semplice ed efficace, fatto di bel suono.