

Nun me scetà
Ernesto Murolo – Ernesto Tagliaferri, 1930
Quanta varche ‘e marenare
Ca se vedono stasera
Cu ‘na luce sott’ ‘a prora,
Pare ca ‘e stelle sò cadute a mmare!
Tutt’ ‘e ccanzone ‘e Napule
Stanotte ‘o core mio vurria cantà.
Ma addò ce stanno lacreme!
Addio, felicità!
Cantame, oje marenà,
Tutt’ ‘e ccanzone!
‘N’ora famme durmì sott’a ‘sta luna!
Famme sunnà ca ancora me vò bbene!
Famme ‘nzuonno murì!
Nun me scetà!
Comm’ ‘o paggio cantatore
C’ ‘a riggina pe’ ‘na sera
Ll’addurmette anema e core
E po’ ll’abbandunaje, scetato, a mmare.
Tu pure, ‘mmiez’ê nnuvole,
‘Stu core mm’ ‘addurmiste ‘mbracci’a tte
E a mmare, chino ‘e lacreme,
Stanotte ‘o faje cadè.
Cantame, oje marenà, tutt’ ‘e ccanzone!
‘N’ora famme durmì sott’a ‘sta luna!
Famme sunnà ca ancora me vò bbene!
Famme ‘nzuonno murì!
Nun me scetà!
Voca, ohè!
Comm’ ‘a femmena è ‘o mare!
Voca, ohè!
Comm’ ‘o mare è ll’ammore!
Voca, ohè!
In bilico tra la barcarola e la romanza, questa canzone fu lanciata da un tenore, Vittorio Parisi ed ha attratto vari altri tenori, benché il grande successo arrise soprattutto alla mitica Gilda Mignonette, che afferma il prototipo d’interpretazione fortemente drammatica dei versi. Un cantare forte a forti toni, però il ritornello dice: Cantame, oje marenà, tutt’ ‘e ccanzone! ‘N’ora famme durmì sott’a ‘sta luna! E allora il canto dovrebbe essere delicato, quasi un sussurro. Ed è canzone della tematica dell’oblio, dimenticare un amore svanito, cosa impossibile in esseri sensibili. E il processo del superare emozionalmente una perdita affettiva può essere rabbioso, intriso di rancore, triste, può spingere alla depressione o meglio può essere segnato dalla comprensione, da una lieve malinconia, da una quasi serena accettazione.
Ho scelto dieci interpretazioni tra quelle presenti in Web. Tengo a ribadire che col passo degli anni ho lasciato da parte il ruolo di chi se erge a giudice di fatti artistici. Amando la canzone napoletana, tendo a capirla il più profondamente possibile e per farlo occorre ascoltare un ventaglio di versioni, una varietà di panorami, visioni di artisti diversi di epoche e stili, d’anime che mi appaiono belle e che ampliano il mio panorama. Quindi gli esclusi non sono inferiori e gli inclusi non sono i migliori: sono quelli con i quali con maggiore facilità entro in sintonia, per una affinità di gusto, cultura, d’anima.
Gilda Mignonette e Vittorio Parisi
Parisi interviene solo nel finale. Siamo di fronte a un miracolo interpretativo: la Mignonette fraseggia con accenti tremendamente eloquenti, drammatizza molto, il pathos é dirompente. Dopo ció è possibile ascoltare altre versioni? Beh, va fatto però considerando que questa canzone può anche essere letta meno drammaticamente…e va anche fatto per rispetto verso chi ha avuto il coraggio di interpretarla dopo questa versione che è e resta di riferimento assoluto. Bene, senza pregiudizi andiamo a vedere cosa succede….
Aureliano Pertile, 1932
Giù il cappello, siamo di fronte al tenore di Toscanini. Tenore lontano dall’influenza carusiana, non eccezionalmente dotato di grande brillo, intensa sensualità, di potenza, di estensione (non disponeva del Do di petto) e suppliva con capacità espressiva straordinaria imponendosi come artista di portata storica. La sua voce morbida e duttile gli permette di eccellere quale interprete di canzoni e romanze. Infatti canta Nun me scetá con giusti accenti, varietà dinamica, con un certo slancio, un dramatismo bel calibrato, mezze-voci stupende, filati stupendi che scendono verso il pianissimo con una naturalezza ammirevole. Considerando che era padovano, la dizione è buona.
Francesco Albanese, 1948
Timbro brunito, caldo, ammaliante… canta a mezza voce con una dinamica un po’ monocorde. Sdrammatizza un poco l’atmosfera e fa bene, e punta a un lirismo dolce e moderatamente appassionato, bellissimo finale.
Jan Kiepura
Ebbe il soprannome di “tenore sorridente”, polacco dalla voce argentea, non molto potente, acuti ben timbrati, specialista nel canto a fior di labbro eccelse nelle parti elegiache ma era anche capace di slanci appassionati. In questo caso canta con levità e al tempo stesso passione, si concede qualche piccola platealità tendente al patetico..
Michail Aleksandrovich
Nun me scetà, in russo! Tenore di grande caratura e intelligenza musicale. A parte le finezze tecniche, centra l’atmosfera di barcarola da interpretare a mezza voce. Ha capito che non è il caso di gridare, sparare acuti. Molto, molto bene.
Roberto Murolo, 1963-65
Finita la breve rassegna tenorile, ecco l’intimismo di del canto accompagnato dalla sola chitarra. Murolo è come sempre suadente, cantando lievemente sulla parola, senza grandi variazioni dinamiche, el che lo fa diventare quasi ipnotico. Bella e importante versione.
Fausto Cigliano, Mario Gangi
Qui le chitarre sono due ed eccellenti. Più cantata rispetto a Murolo, andamento moderato, una maggiore intensità espressiva e ricchezza timbrica, oltre alla consueta raffinatezza nel delineare melodie,
Sergio Bruni
Tanti anni fa non apprezzai questa versione considerandola troppo lenta dell’andamento e troppo protesa verso l’espressione de in dolore angoscioso. Oggi ne apprezzo il pathos del fraseggio e comprendo la prospettiva di considerare il dimenticare una perdita affettiva como un processo molto doloroso, anche se può essere diverso, che si possa accettare il distacco in maniera non troppo tragica
Consiglia Licciardi, 1989
Un canto femminile di tempi vicini e pur evocando atmosfere antiche. Un canto vibrante, intenso, penetrante, di notevole espressità.
https://youtu.be/XVo4OMLdnZs
Mimmo Angrisano, 2015
Bruniano di razza, Mimmo Angrisano porta all’estremo lo spunto del suo maestro di rallentare il tempo, per cui l’andantino indicato da Tagliaferri diventa un largo. Inizialmente se ne resta perplessi, ma poi grazie all’accento giusto rispetto all’andamento, succede che il canto cosí dilatato evoca quello di un barcaiolo che rema su acque calme, lentamente, cantando tristemente però dolcemente per mitigare il dolore della perdita affettiva e, catarticamente, curarlo. Quindi un audace approccio interpretativo che va bel oltre le direttive dell’autore, conferendo altro e pur rispettabile senso alla canzone.