

Un armeno sovietico agli albori del ‘900
Di Alessandra Cesarini
Aram Khaciaturian (Tbilisi, 6 giugno 1903 – Mosca, 1º maggio 1978) di origini armene, compí gli studi musicali in Russia, ma il folklore del paese di origine condizionò fortemente il suo stile; così affermò Dmitri Kabalevsky: “lo speciale punto di forza della musica di Khachaturian è nelle radici popolari armene. La varietà ritmica delle danze e alle improvvisazioni caucasiche, alle quali si è ispirato, sono le fonti dalle quali si sprigiona la sua creatività”. Contemporaneo di Prokoviev e Shostakovich, Aram Khaciaturian forse dei tre è il più bistrattato dall’élite intellettuale. Il mito del compositore armeno, oppresso dallo stalinismo, in equilibrio precario tra la preoccupazione di compiacere gli stilemi realistici di regime e la possibilità di affermarsi come musicista libero, ha acquisito un carattere quasi leggendario. Khaciaturian fu sostenitore del partito comunista, sempre infervorato nell’esprimere l’orgoglio dei Sovietici nei confronti della loro grande e potente nazione, Stalin lo definì un “ingegnere dell’animo umano”. La sua anima armena prevalse su questi sentimenti patriottici di regime; il folklore della madrepatria impregna la sua musica, utilizzando danze e musica popolari ma con una modalità compositiva del tutto europea e classica. La musica di Aram è assolutamente appassionata, attraversata da un fraseggio esuberante, disinvolto, istintivo, anche nell’enfatizzare un arcaico tormento. I temi d’ispirazione popolare intarsiati da giochi armonici post-romantici, arricchiti dalle ricerche timbriche più innovative, evidenziano una narrazione quasi infantile ed ingenua. Un bucolica infanzia quella di Kachaturian, nato da una famiglia povera ed ammesso al conservatorio di Mosca, non per gli studi compiuti, ma per il talento mostrato.
Il compositore armeno dimostrò un grande interesse per le colonne sonore, un genere a cui si dedicò per gran parte della sua vita, a partire dai primi lavori realizzati nel 1934 in Armenia. Fino al 1960, anno in cui terminò la sua ultima colonna sonora, Khachaturian collaborò soprattutto con la Mosofilm, per la quale realizzò anche una serie di arrangiamenti che gli assicurarono una grande notorietà; nella suite da concerto tratta dal film “La Battaglia di Stalingrado” (1948-50), si evidenzia un lavoro sinfonico velato da una coinvolgente tensione emotiva, che narra in maniera concreta e trascinante le vicende della pellicola. Ricordiamo anche la colonna sonora del film “Otello” nel quale l’immaginazione di Khachaturian si rivela al massimo del suo fulgore, divagando tra delicate scene d’amore e tremendi attimi di disperazione. Ma la sua opera più celebre è la “Danza delle spade” tratta dal balletto «Gayaneh». Iniziato nel 1939 a Mosca, quando il musicista mise mano al balletto «Happiness», tentando di rappresentare la felice vita dell’Armenia sovietica.
La prima del balletto ebbe successo, ma esclusivamente per la musica. L’efficacia del libretto era inadeguata e richiedeva dunque una rielaborazione perché considerata sempliciotta e näif. Tre anni dopo, Khachaturian, in collaborazione con un altro drammaturgo, riadattò la musica; la prima fu rappresentata a Perm al Teatro dell’Opera e del Balletto di Leningrado, con il nome definitivo «Gayaneh». Nella vicenda i protagonisti del balletto erano agricoltori e combattenti dell’Armata Rossa, la cui felicità simboleggia quella del popolo sovietico. Grazie a quest’opera Kachaturian ricevette il Premio di Stato dell’URSS nel 1943.
La musica di “Gayaneh” conquistò il pubblico, in particolare la “Danza delle spade”, “Il duetto di Nunne e Karen”, la “ninna nanna”, “Il duetto di Armen e Aisha” e «Shalaho» che furono amati ed ascoltati in concerti e programmi radiofonici.
Tuttavia il balletto fu ancora rimaneggiato per rafforzarlo: furono introdotte scene paradossali, ad esempio un paracadutista nemico che atterrò in scena, riscuotendo non poche discussioni sui giornali. Vari sono stati i tentativi del teatro coreografico sovietico di rendere il balletto più moderno, con storie di vita significative, nel tentativo di lasciarsi alle spalle le apoteosiche esperienze precedenti. Purtroppo ”Gayaneh”, a causa di queste difficoltà non ha una coreografia completa, ma la musica di Khachaturian ebbe inaudito successo e fu rivisitata in vari arrangiamenti per diversi ensemble.
Il folgorante brano «La danza delle spade» è diventato il cavallo di battaglia del compositore. Molte sono le leggende riferite alla celebre composizione, come quella che Stalin poteva morire annegato a causa della velocità del ritmo, proprio per questo veniva emesso in radio quasi ogni giorno.
Fu così che Khachaturian definì la sua opera «un bambino ribelle e rumoroso».
Uomo ormai famoso, dalla generosità esuberante tipica del Caucaso, durante un tour in Spagna espresse il desiderio di conoscere Salvador Dalì, il quale accettò immediatamente la proposta, addirittura prendendo un aereo dagli Stati Uniti per invitarlo a casa sua, auto definendosi “un modesto metalmeccanico, perdente sconosciuto”, felicissimo di accogliere una stella della musica mondiale. Lo accolse nella sfarzosa magione senza bisogno dell’interprete, perché Dalì all’epoca aveva una moglie russa. Arrivato al castello un domestico in livrea, degno di una corte reale fece accomodare il compositore sovietico in una sfarzosa sala di ricevimento dicendo che lo stravagante pittore sarebbe attivato a breve; passarono le ore e Khachaturian aspettò invano… Era ordinaria mancanza di puntualità spagnola o arrogante provocazione? Per calmarsi Khachaturian bevve cognac, mangiò uva; iniziò a rendersi conto che si trattava di una presa in giro! Sentí dopo tanto tempo l’urgenza di usare il bagno, ma tutte le porte erano chiuse. Al limite della sopportazione il musicista vide due grandi vasi di ceramica, così decise di liberare la vescica in uno dei preziosi contenitori… Non appena ciò accadde, una delle porte si aprì e Dalì, completamente nudo, volò a cavallo di una scopa sotto le note della «Sabre Dance» di Khachaturian. Allo stesso tempo, impugnava una sciabola sopra la sua testa. Galoppando attraverso la stanza, si nascose nella porta sulla parete opposta. E così si concluse la performance di Dalì a danno del povero malcapitato compositore. Inoltre, non contento, il pittore spifferò alla stampa che i russi sono persone completamente selvagge, che usano le opere d’arte come vasi da notte. Aram Ilyich, quando ricordava l’episodio andava su tutte le furie e non mise più piede in Spagna.
“La Danza delle spade” è talmente famosa che viene utilizzata anche nelle pubblicità; nella versione di Sir Rattle con i Berliner:
Una colonna sonore che Khachaturian ha composto per il film “Otello”:
L’Adagio utilizzato da Stanley Kubrik in “2001 Odissea nello spazio”:
Nel Concerto per pianoforte ed orchestra, già dal primo movimento l’imponente tema iniziale s’ispira ad una sorta di danza evocativa delle atmosfere campestri armene; nell’Andante centrale, un tema con variazioni, kachaturian utilizza una popolare melodia introducendo nell’orchestra uno strumento a percussione chiamato flexatone, che in accompagnamento al leitmotiv suonato dagli archi, crea un mirabile effetto di glissando