Raziella, amata canzone in 9 importanti interpretazioni.
Per alcuni trattasi di canzone popolare di anonimo, per altri si deve al musicista Pietro Labriola che la compose su versi di Domenico Bolognese nel 1840, anno della pubblicazione per i tipi di Girard. Successivamente Raziella fu musicata da Cottrau e infine ripresa da Vincenzo De Meglio nel 1882 nella raccolta Eco di Napoli. Il testo è bellissimo e narra di un amore finito male.
A core, a core co Raziella mia
stevo assettato a chillo pizzo là.
Lo padre asceva e schitto c’era ‘a zia
ma zitto, zitto nce se potea parlà.
La zia filava e poco nce senteva,
ca pe lo suonno la capa le pennea,
io la manella de nenna mia pigliavo
che nun voleva ma se facea vasà.
Essa cantava co chella bella voce,
lo mandolino i’ me mettea a sonà.
Essa dicea cantanno doce doce
«Aniello mio, i’ sempre t’aggio amato».
La zia filava e poco nce senteva,
ca pe lo suonno la capa le pennea,
ma si intrasatte essa maje se scetava
o’ lacco subbeto i’ me mettea a fa.
Ma chillo tempo comme priesto è passato,
darria lo sango pe farlo tornà.
Tann’ero allero e mo’ so sventurato,
schitto t’arraggia ‘e chiante aggià campà.
Raziella mia, Raziella me ‘ngannaie,
mentre d’occhiate e squase m’abbuttaie,
ohi disperato tanto me so arredutto
ca o moro acciso o m’aggia vendecà.
O m’aggia vendecà.
Vera Brynner – Вера БРИННЕР (1950 c.)
Andiamo lontano da Napoli. È la sorella del mitico Yul, quindi russa, classe 1912, a interpretare, nella su lingua madre, una canzone non celebre e non adatta alla voce di soprano. Come l’abbia scoperta non ci è dato di sapere, evidentemente l’ha trovata nella raccolta di Cottrau. L’interpretazione è eccellente per accenti, timbri, espressione.
Sergio Bruni (1956)
L’interpretazione intima e sommamente lirica di Sergio Bruni ci mostra il cantante in un momento di grazia: un capolavoro. Curioso che il maestro preferisca dire Graziella e non Raziella.
Roberto Murolo (1963)
Un’interpretazione impressionante per la chiarezza di dizione che sembra scolpire le parole. Appare come una lettura fortemente suggestiva, nella sua pura essenzialità.
Esther Ofarim (1967)
Fuori da Napoli, la sorprendente versione dell’israeliana Esther Ofarim che delinea un canto espansivo, conferendo grande pathos alla non facile melodia.
Fausto Cigliano (1969)
Rispetto a Murolo, Cigliano, con l’appoggio del chitarrista Mario Gangi, crea un canto più fluido, di eccezionale raffinatezza.
Umberto Boselli (1970)
Ancora un cantante chitarrista dal fare dolce e delicato, dinamica senza sbalzi, bella voce di timbro chiaro e ben modulata.
Mauro Caputo (2000)
Bella interpretazione sulla scia di Sergio Bruni (anche la scelta di cantare Graziella e non Raziella) ma con tocchi personali e l’appoggio di un buon accompagnamento orchestrale.
Gianni Lamagna (2005)
Sembrerebbe a questo punto che non ci sia molto altro da dire, ed ecco apparire Gianni Lamagna che sceglie la versione di Cottrau, stacca un tempo più mosso, canta con squisito gusto puntando sulla varietá d’accenti e colori, evitando la monotonia: infatti nel finale il tono si fa leggermente aspro e risentito. Sobrio ed espressivo l’accompagnamento alla chitarra di Antonello Paliotti a al mandolino di Michele De Martino Una lezione di classe e versione sommamente apprezzabile, di riferimento.
Patrizia Fanelli (2011)
Interpretazione di estrema intensità, fortemente passionale e svolta con una vocalità sorretta da una musicalità che predilige i colori intensi, i timbri densi accentuati da un vibrato non troppo stretto e di migliore effetto. Per chi ama le emozioni forti. Eccellente l’accompagnamento del chitarrista Filippo Sica.