

Schubert: Moment Musicaux N°3, pianista David Fray
Di questo piccolo gioiello, da non suonare come una marcetta, esistono varie trascrizioni, e nel lontano 1926 Pablo Casals interpretò quella per il suo strumento accompagnato al piano da Nicolai Mednikoff: andamento lento, il brano dura 3 minuti (nessun pianista, che io sappia, giungere a tanto), e un pathos avvolgente, momento interpretativo straordinario.
Della versione originale per pianoforte, la prima importante tappa interpretativa è data nel 1937 da Arthur Schnabel: piglio quasi beethoveniano con una lezione di equilibrio e misura. Si apre cosí un cammino che ha portato a varie gemme interpretative di questo piccolo brano che può definire la misura d’importanti interpreti schubertiani: Gilels (1965) che marca in modo deciso lo staccato dell’accompagnamento e che però colpisce come sempre con la sua abilità di sublime miniaturista e la visione di uno Schubert forte, finanche prorompente..
Dall’emotivo e pur delicato lirismo Wilhelm Kempff (1968), a quello più corposo di Radu Lupu (1982), schubertiano di prim’ordine che in questo frangente sceglie un andamento un poco rapido, ma le finezze timbriche ammaliano. E abbiamo poi la squisita musicalità e bellezza di suono di Maria Joao Pires e infine questa sorprendente versione del giovane francese David Fray (2009), che spicca per grazia e finezza, creata con un andamento opportunamente moderato e una fluidità e senso poetico che ricordano vagamente Kempff. Ascoltando le sue altre esecuzioni schubertiane, ci appare chiara la figura di un musicista eccezionale, di rara musicalitá, creatore di atmosfere di assoluta belleza e delicato pathos nel tempo del dominio dei roboanti prestidigitatori cinesi e coreani.